L’editoriale di Roberto Napoletano l’Altravoce dell’Italia NON RIFACCIAMO TANGENTOPOLI

L’editoriale di Roberto Napoletano l’Altravoce dell’Italia NON RIFACCIAMO TANGENTOPOLI

Il Quotidiano del Sud
L’editoriale di Roberto Napoletano l’Altravoce dell’Italia NON RIFACCIAMO TANGENTOPOLI

Attenzione al moralismo che non serve a niente. Che non aiuta a isolare i corrotti. Perché il problema non lo risolve la gente, ma la politica se ha la capacità di emarginare i corrotti. Altrimenti la politica finisce e questo la sua classe dirigente non deve dimenticarselo mai. Perché è il suo mestiere e solo così si autolegittima. Quando sono in gioco i parametri vitali la politica deve vederli da sola. Poi arrivano le caratterizzazioni scientifiche, giudiziarie, sociali, economiche. Dopo Tangentopoli non è sparita la corruzione, sono spariti i partiti e le scuole per la formazione delle classi dirigenti.

Quel poco di partiti che si è riusciti faticosamente a ricostruire rischiamo di buttarlo per aria per un moralismo elettorale che nulla ha a che vedere con la morale e rischia pericolosamente di nascondere responsabilità gravi, che vanno invece perseguite in modo esemplare a Bari come a Torino e ovunque, sotto un groviglio indistinto di moralismo di maniera che impedisce di fatto di organizzare la strutturazione della società. Perché il consenso va sempre strutturato in quanto solo così produce decisioni e governo di un Paese e della sua economia.

In questo ritorno del neo grillismo duro e puro che contagia strati sempre più larghi del Partito democratico, tutta l’area della sinistra estrema, frange populiste della maggioranza, viene da chiedersi dove sono vissuti tutti fino ad oggi perché purtroppo dal mercato delle indulgenze in Vaticano a quello dei voti e delle tessere nei partiti, a Bari come a Torino, al Sud come al Nord, questo andazzo scalcagnato appartiene a una periferia della politica che mai e poi mai dovrà diventarne il centro. Altrimenti davvero casca tutto.

Per questo, diciamo: attenzione a non rifare una Tangentopoli due dove per colpire oggi venti profittatori, allora le responsabilità erano comunque più estese come espressione di un metodo di finanziamento della politica, si rischia di buttare giù di nuovo un sistema. Attenzione, perché quando si butta fango e lo si infila nel ventilatore, non si ricostruisce il sistema liberandolo dalle mele marce, ma si pongono le condizioni reali per determinare una landa dove possono fare scorribande i predoni di tutto il mondo.

Quando si arriva a ripetere tipo mantra, come fa la segretaria del Pd Elly Schlein, che serve un codice etico è un po’ come dire: abbiamo la patente che siamo bravi e tutto è risolto. Mi viene in mente il succo di una famosa commedia di Pirandello di un signore che si autoaccusa, e ripete davanti al giudice “sono uno iettatore, porto sfiga a tutti”, ma il giudice è riluttante a condannarlo e chiede le prove, e lui allora insiste “ma no, non esiste, mi condanni perché così la gente mi dà dello iettatore e mi paga, se no tutti credono che sono uno iettatore e non mi pagano”. Ecco, voleva la patente e così si titolava la commedia di Pirandello.

È emblematica di questo Paese. Esprime il moralismo che non serve a niente. Che non aiuta a isolare i corrotti. Perché il problema non lo risolve la gente, ma la politica se ha la capacità di emarginare i corrotti. Altrimenti la politica finisce e questo la sua classe dirigente non deve dimenticarselo mai. Perché questo è il suo mestiere e solo così si autolegittima perché risolve i problemi e fa le cose. Quando sono in gioco i parametri vitali la politica deve essere in grado di vederli da sola. Poi arriveranno le caratterizzazioni scientifiche, giudiziarie, sociali, economiche. Dopo Tangentopoli non è sparita la corruzione, sono spariti i partiti e le scuole per la formazione delle classi dirigenti.

Il Quotidiano del Sud.
L’editoriale di Roberto Napoletano l’Altravoce dell’Italia NON RIFACCIAMO TANGENTOPOLI

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