Quel capolavoro di Andrea Pazienza proibito a Napoli, il murales alla Mostra d’Oltremare: l’apertura al Comicon

Quel capolavoro di Andrea Pazienza proibito a Napoli, il murales alla Mostra d’Oltremare: l’apertura al Comicon

Al Comicon 2024 arriveranno tra gli altri Milo Manara e Lee Bermejo, John Romita Jr. e Tanino Liberatore, Igort e David Lloyd. Alla Mostra d’Oltremare di Napoli – dove anche quest’anno si terrà la 24esima edizione del festival – ci saranno fumettisti e sceneggiatori, disegnatori e illustratori, cantanti e attori, lettori e cosplayer. E neanche quest’anno, come gli altri o quasi sempre, più o meno inspiegabilmente ma certo assurdamente, non sarà visibile il capolavoro che la rockstar del fumetto italiano regalò alla Fiera in un fulminante slancio di genio. Come se al Louvre non fosse accessibile la Gioconda, a Napoli il Lungomare: il murales che Andrea Pazienza disegnò in diretta alla Mostra d’Oltremare in un raid creativo non è visibile, non visitabile. Non ufficialmente almeno, o forse no: un paradosso che potrebbe essere superato soltanto grazie alla buona creanza capace di vincere burocrazia e sciatteria.

Pazienza rockstar del fumetto, Mozart del fumetto, Omero del fumetto, James Joyce del fumetto, Caravaggio del fumetto morto tragicamente a 32 anni per un’overdose di eroina. Una traiettoria che ha segnato un prima e un dopo la storia del fumetto in Italia. Autore di personaggi indimenticati: Pentothal, Zanardi, Pompeo. Animatore di riviste come Alter Alter, Linus, Cannibale, Il Male, Frigidaire. Illustratore anche di Tango, l’inserto umoristico e fumettistico de L’Unità ideato da Sergio Staino. Paz è ancora oggi oggetto di un culto unico, perfino in crescita. Soltanto negli ultimi anni sono stati realizzati podcast centrati sulla sua vita o sul mondo che ha infiammato e attraversato, inaugurate mostre, a Pescara è stato aperto un museo con un’esposizione permanente dedicata. Quel suo capolavoro proibito a Napoli è stato per un certo periodo una leggenda metropolitana: si arrivò perfino a dubitare della sua esistenza. Ha generato appelli e raccolte firme. Periodicamente si alza l’attenzione su questo spreco ma la situazione resta sospesa. Uno stallo.

Andrea Pazienza e Napoli

A Napoli Andrea Pazienza ci arrivava molto volentieri. Per andare a guardare le “sbarbine”, come le chiamava lui, davanti al liceo Umberto. Una tappa fissa: l’amico psichiatra Enrico De Notaris ha raccontato nel podcast della RSI che Paz definiva la città un “bagno oculare. Amava tantissimo Napoli”. Il Mattino ha raccontato recentemente come a fine anni ’80 il management della Metropolitana di Napoli bocciò delle vignette che aveva commissionato per una campagna promozionale per la costruzione della Linea 1. Un altro spreco. Proprio a Napoli e proprio con De Notaris Paz dribblò il servizio militare. “Sono disposto a tutto”. E armò tutta una messinscena per ottenere una diagnosi di schizofrenia.

Si presentò al Policlinico in stato alterato, la barba sfatta, in pessime condizioni igieniche, con un pigiama arrepezzato, un cappottone più grande di due tre taglie, fingeva di sentire voci. La visita finale all’ospedale militare del Celio a Roma. “La mattina in albergo lo trovai in una vasca da bagno, si buttava addosso delle buste di borotalco per impressionare gli psichiatri con il pallore della pelle”. Il risultato fu una diagnosi pesantissima che non avrebbe consentito a nessun ospedale di non concedere la riforma. “Disse proprio: è stata la prima volta che non disegnato un fumetto ma l’ho vissuto. L’ho fatto proprio, sono stato io il personaggio di questo fumetto”. Alla quarta edizione della Fiera del Fumetto di Napoli, l’antenata del Comicon, Pazienza era tra gli altri ospiti. Era il maggio del 1987. Era previsto un disegno a sorpresa, titolo dell’iniziativa: Un po’ di Pazienza. Prima che Paz facesse “una cazzata delle sue”.

FOTO DELL’AUTORE

Il murales di Andrea Pazienza a Napoli

A raccontare , nel podcast che ha realizzato per la Radio Televisione Italiana, il giornalista e sceneggiatore Guido Piccoli. “Quell’anno avevamo molti soldi: all’epoca i soldi in Italia c’erano. Vennero anche Moebius, Pratt, Crepax, Manara. E Pazienza ne fece una delle sue. Avevamo fittato l’albergo Royal per ospitarlo, lui sbagliò e andò a dormire all’Hotel Vesuvio. Ci fece spendere ancora più soldi. E lui per farsi perdonare trasformò quell’idea iniziale in qualcosa di eccezionale”. Su una parete bianca, davanti a un gruppo di fortunati spettatori, Paz disegnò alla sua velocità clamorosa e senza un disegno una messa di personaggi in battaglia, una venatio di guerrieri, leoni, avvoltoi, cavalli. Una performance di ferocia creativa e ferale eleganza di tre quattro ore no stop. Il pennello una naturale prosecuzione della sua mano. È stata definita la sua Guernica.

Il murales venne protetto con un foglio di plexiglass e con una struttura di cartongesso. Cadde nel dimenticatoio e venne restaurato nel 2010, sfrattato dal muro e messo su un supporto mobile di pannelli alveolari. Su media e social si legge che chi riusciva in qualche maniera a raggiungerlo lo trovava abbandonato in mezzo a tavolacci, sedie e altri materiali di risulta. L’opera è stata trasferita nel padiglione America Latina e in qualche occasione è stata resa accessibile. Il padiglione è stato dato in affitto all’Enel per sistemare il suo Archivio Storico: sui siti ufficiali della Mostra non si cita nemmeno l’opera, che tuttavia è salvaguardata con coscienza dalla società energetica nonostante non risulti ufficialmente visitabile.

Dettaglio (FOTO DELL’AUTORE)

Felice Casucci, psichiatra e neurologo professore ordinario di Diritto Privato Comparato presso l’Università degli Studi del Sannio e assessore regionale alla Semplificazione Amministrativa-Turismo, alla trasmissione Zazà di Rai Radio 3 ha lasciato intendere una situazione ancora aggrovigliata. “Questo bene è stato donato da Andrea Pazienza ma il suo diritto d’autore dell’opera non è in discussione. Dobbiamo capire quali sono le possibilità dal punto di vista giuridico perché questa fruizione sia il più possibile non solo realizzata ma libera e farla diventare una storia che esce dal segreto in cui è stata posta e diventare qualcosa di diverso”.

Un museo per Pazienza

Per quanto gli anni a Bologna siano entrati nell’immaginario collettivo come quelli più esplosivi e iconici, è a Pescara che Pazienza si formò ed esordì come artista. Al liceo artistico Giuseppe Misticoni, dove studiò, incontrò Tanino Liberatore. “È ineludibile per qualunque pescarese imbattersi in Andrea Pazienza”, spiega il Presidente della Fondazione Pescarabruzzo/CLAP Museum Nicola Mattoscio. Il CLAP Museum ha aperto nel dicembre del 2022: quattro livelli interamente dedicati al fumetto e un’esposizione permanente dedicata a Paz, 324 opere tra illustrazioni, dipinti e fumetti in parte donati dal maestro Sandro Visca, professore al Misticoni durante gli anni della formazione di Paz.

“Il ricordo non solo è vivo a Pescara ma tutte le generazioni che hanno incrociato la sua traiettoria lo hanno assunto come un punto di riferimento nel loro immaginario – continua Mattoscio – Il museo è nato da una parte come un’occasione per la comunità e dall’altra per il dovere di documentare una personalità ormai assunta a statura di classico della cultura tout court. Il CLAP è stato in breve tempo adottato come un crocevia culturale e si è candidato a interloquire nelle dinamiche del settore a livello nazionale e non solo. In entrambe le direzioni abbiamo avuto riscontri significativi, un consenso ampio nella comunità di riferimento e negli istituti scolastici più orientati agli studi a vocazione artistica. Abbiamo registrato attenzioni anche da parte di visitatori stranieri”. Oltre diecimila le presenze registrate dall’apertura.

Al Clap sono state allestite esposizioni sui cosiddetti ‘Formidabili Cinque” – Pazienza, Liberatore, Scozzari, Mattioli e Tamburini – e vengono organizzati laboratori per bambini. Forse il progetto quello più ambizioso è proprio quello di ospitare il murales napoletano. “Abbiamo già chiesto l’opera in prestito e fatto dei sopralluoghi, siamo ottimisti – confida Mattoscio – Non è un’opera del fumetto, è un capolavoro assoluto dell’arte italiana del Novecento. Lì Pazienza si è superato: è il culmine del suo straordinario talento come pittore che sono sicuro avrebbe continuato a esprimere se non fosse scomparso. Soltanto un genio poteva realizzare un’opera di tale armonia senza neanche averla prima disegnata, in diretta, con sfumature e giochi di prospettiva a un solo colore. Mai nella storia dell’arte si può documentare qualcosa del genere”.

 

 

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Ci vuole Pazienza

All’Archivio Storico dell’Enel non sono tenuti a permettere l’accesso all’opera. Ammettono che spesso qualcuno si presenta, spia dalla porta antipanico all’ingresso lo scorcio visibile della battaglia campale che già da fuori trasmette tutta la sua potenza. E che spesso fanno entrare. Il referente dell’Archivio Paolo De Luce spiega che è anche una possibilità per l’Archivio che ospita documenti di interesse storico, 200mila foto, filmati storici, disegni e una biblioteca di testi ottocenteschi. È la stessa buona creanza che apre a una possibilità: il murales potrebbe essere accessibile nei giorni del Comicon 2024.

Niente di ufficiale ancora: c’è da preservare l’opera e gli altri materiali storici conservati nello stesso stanzone, in altre parole c’è da definire la modalità per permettere un afflusso sostenibile. Le discussioni però sono in corso, indiscrezioni che fanno ben sperare. Bookmakers e voci di corridoio azzardano una possibile apertura venerdì 26 aprile. Niente di ufficiale ma comunque una buona notizia in attesa che la situazione venga definita e il capolavoro totalmente restituito al pubblico. Portare altra pazienza insomma, e se proprio non dovesse bastare al CLAP di Pescara il murales dimenticato ci starebbe benissimo. Sarebbe un peccato per Napoli, per il legame tra Paz e Napoli, ma comunque meglio dell’abbandono. Ci vuole sempre Pazienza.

Firma di Andrea Pazienza (FOTO DELL’AUTORE)

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