Sfida tra banche per accaparrarsi il conto corrente dei parlamentari

Sfida tra banche per accaparrarsi il conto corrente dei parlamentari

Il Quotidiano del Sud
Sfida tra banche per accaparrarsi il conto corrente dei parlamentari

E’ sfida tra le banche per i conti correnti degli onorevoli: quella attuale costretta a offrire il fantascientifico tasso del 5,625 % sui depositi

ALL’inizio era stata Banca Intesa San Paolo ad aggiudicarsi il bando interno della Camera dei deputati e costretta (dal bando stesso) a offrire uno strepitoso tasso di interesse al 5,625%. Un regalo (non per scelta della banca) che ha fatto indignare tutti. Come è possibile offrire interessi così alti quando la gente comune per aprire e gestire un conto paga e neanche poco? Ma ai favoritismi non c’è mai fine: ora è arrivata anche la Bpm che per soffiare alla concorrenza i clienti eccellenti è disposta ad applicare ai parlamentari che apriranno un conto presso la filiale di Montecitorio un tasso per il fido dello 0,50% annuo. Un trattamento che definire di favore è assai riduttivo. Andare in rosso per gli onorevoli correntisti sarà un piacere: basterà infatti trasferire i soldi ricevuti dalla Popolare di Milano sul conto corrente di Banca Intesa per guadagnare senza rischio e senza muovere un dito la differenza tra interessi passivi e attivi, cioè il 5,1% circa. Dopo il regalo, insomma, ecco il regalone.

Riepiloghiamo: l’agenzia 02323 della Banca Popolare di Milano ha inviato una lettera ai neo eletti : “Stante il rapporto fiduciario che da sempre ci lega al partito di cui Ella fa parte – si legge – con la presente vorremmo fornirle le principali condizioni di conto corrente che sono riservate a deputati e senatori esclusivamente presso la sede della pm di Montecitorio”. E a seguire tutta una serie di servizi omaggio. Canone annuo: zero; commissione bonifico; zero; canone home banking: zero; bancomat: gratuito; carta prepagata: gratuita; spese deposito amministrato: zero. Condizioni che un cittadino normale sogna la notte.

Per Intesa San Paolo aver vinto il bando della Camera era stata una benedizione. Vuol dire gestire una grande quantità di soldi, la gigantesca macchina di Montecitorio: dipendenti, palazzi, affitti, commissioni, fondi dei gruppi, liquidità per lunghi periodi, mutui, polizze assicurative, affidamenti. Poco importa se per ottenere tutto questo l’istituto di credito abbia dovuto concedere ai parlamentari il tasso di interesse al 5,6%, 28 volte superiore alla media nazionale (0,20%). Più di quanto può rendere in media un’obbligazione o un Btp Italia di ultima emissione.

E qui entra gioco Bpm, che ha una lussuosa filiale all’ultimo piano del civico 115 di Piazza Montecitorio. La banca milanese non si è arresa e ha rilanciato nel tentativo di sfilare clienti alla concorrenza. Una sfida tra banche, quindi, dunque a tutto vantaggio degli onorevoli.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando: il tasso praticato dalla BCE verso le banche che chiedono liquidità è pari al 4,50% (MRO-Main Refinancing operations). Da qui la domanda: come spiegare la strategia di una filiale che offre ai suoi clienti fidi al tasso dello 0,50% anche quando hanno pagato i soldi che presta al 4,50%? Se la banca si finanziasse sul mercato cambierebbe poco, il tasso di finanziamento per la banca sarebbe l’euribor 1 mese più lo spread. Com’è possibile acquistare le mele a 1 euro e rivenderle ad un prezzo più basso. Accaparrarsi il cliente che legifera e che fa lobbying non ha prezzo. Ed è per questo che alla scadenza della convenzione con il Banco di Napoli, Banca Intesa San Paolo (che ha assorbito l’Istituto partenopeo) ha accettato tutte le condizioni poste dal bando. Condizioni che sarebbero sembrate paradisiache a qualsiasi correntista normale ma non ai nostri parlamentari che anzi le hanno poste come conditio sine qua non. Quel bando però Bpm non lo ha vinto: che interesse ha dunque a concedere uno scoperto di conto così favorevole? Non c’è per caso il rischio di incorrere in un ipotetico traffico d’influenze, quella norma introdotta con legge n° 190/2012?

Contorsionismi bancari – comunque la si veda – che scatenano i peggiori istinti dell’anti-politica e non fanno bene al Paese. La conferma che i populismi di ieri non sono stati originati dal nulla ma da una categoria che dinanzi a questi favoritismi appare ingorda e insaziabile. Bpm, che non gestendo il giro economico di Montecitorio, non poteva offrire quel tasso d’interessi “mostruoso”, ha cercato un’altra strada. Cos’altro offrire a chi ha già tutto e per di più a costo zero? Ecco l’idea: se Banca Intesa offre un tasso in debito al 10,3550% – comunque molto vantaggioso come tasso di sconfinamento in assenza di fido – noi possiamo fare di meglio: offrirlo allo 0,50%. Una sfida tra banche a chi si fa pagare meno, uno schiaffo a tanti privati cittadini che non hanno accesso ai prestiti e ai finanziamenti.

Inutile dire che certe cose si vedono soprattutto da noi. In Inghilterra, ad esempio, accade esattamente il contrario. I membri del Parlamento sono sottoposti a procedure più complicate, ogni transazione viene essere tracciata e questo espone la banca a più controlli e più rischi. Dunque, nessuna condizione preferenziale, anzi. Creare incentivi e generare una concorrenza tra le banche è una prerogativa solo italiana. La sfida tra banche a chi si fa pagare meno o niente anche se deputati e senatori vengono classificati anche da noi come Pep, persone potenzialmente esposte, soggette perciò a controlli particolari , trattati però con i guanti bianchi. Per il rilascio della carta di credito: zero. Per i prelievi da bancomat di altri istituti: zero. Scoperti, sconfinamenti servizi collegati e istruttorie varie: zero. Se il cittadino normale deve continuamente difendersi e controllare che non gli siano stati applicati interessi usurari, cosa che accade ancora per una larghissima percentuale di clienti, nel magnifico mondo di Montecitorio può succedere che siano le banche a rincorrerti per offrirti più soldi.

Il Quotidiano del Sud.
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