Travaglio, Conte e la destra prendono di mira il Pd: basta peste moralista

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Berlinguer! Berlinguer! E poi la questione morale, la questione morale! I giornali strepitano, specie quelli di destra, ma non solo. I partiti strepitano, a caccia di voti. Il Pd sembra con le spalle al muro. Di che si tratta? Di una scena vista altre mille volte. Si chiama assalto alla politica. E assalto alla politica, inevitabilmente, vuol dire assalto alla democrazia. Cosa è successo precisamente? Mettiamo in fila i fatti. Primo episodio. Il ministero dell’Interno, con una iniziativa assolutamente sovversiva, ha avviato una procedura per sciogliere il Comune di Bari per infiltrazioni mafiose. Nessun esponente della giunta di Bari è inquisito.

Né del Consiglio comunale. L’iniziativa punta semplicemente a scardinare il Pd di Bari, guidato dal sindaco Decaro, che ha governato bene il capoluogo e quindi rischia di vincere di nuovo le elezioni a giugno. Secondo episodio. La magistratura ha spedito un avviso di garanzia a una assessora regionale del Pd, Anita Maurodinoia, sospettata di avere comprato voti alle elezioni pagandoli 50 euro a voto. Non c’è nessuna prova che questo sia vero, ed anzi, è un po’ inverosimile. Lei comunque si è immediatamente dimessa. Terzo episodio. Il capo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha colto al balzo la notizia e ha dichiarato decadute le elezioni “primarie” organizzate dal centrosinistra per scegliere il candidato che dovrà tentare di farsi eleggere sindaco.

Quarto episodio. In Piemonte la magistratura ha aperto un’inchiesta non su un consigliere del Pd o su un candidato alle europee del Pd, ma sul padre di un candidato del Pd. Il candidato ha rinunciato alla candidatura. Quinto episodio. Giuseppe Conte è intervenuto di nuovo e ha intimato alla Schlein di cacciare i cosiddetti cacicchi dal suo partito. Sesto episodio. Marco Travaglio, che funge un po’ da portavoce di Conte, ha sostenuto che la differenza tra Conte e gli altri è che Conte non paga i voti 50 euro. Benissimo. Dov’è la questione morale? C’è una questione morale? Sì: ci sono molte questioni morali. Ne vedo almeno cinque.

La prima riguarda Piantedosi. È immorale usare un potere spropositato del ministero degli Interni (regolato da leggi del regime fascista) per attaccare e mettere fuori gioco un avversario politico (il sindaco di Bari De Caro).

La seconda riguarda il linciaggio dell’assessora. Non c’è un solo giornale che abbia affacciato il dubbio che sia innocente. Eppure le statistiche dicono che più della metà, forse anche più dei due terzi o dei tre quarti delle inchieste giudiziarie sui politici che hanno avuto eco di stampa, si sono risolte con l’assoluzione del politico. Quindi nel calcolo delle probabilità l’assessora è innocente. Il suo linciaggio è sicuramente una questione morale. Chi la lincia commette una azione assolutamente immorale. Più immorale degli altri è il linciaggio che viene dalla destra, la quale, mentre chiede la cremazione immediata della Maurodinoia, vota – giustamente, secondo me, – contro la sfiducia alla Santanché.

La terza questione morale riguarda Conte e Travaglio. Ai quali peraltro va ricordato che i cacicchi erano dei capitribù sudamericani che furono poi sterminati dagli spagnoli. Cosa intendono Conte e Travaglio per cacicchi del Pd? Per esempio – esemplifica Travaglio sul suo giornale – Piero Fassino. Colpevole di avere dedicato la sua vita intera alla politica, da quando aveva 16 anni, di avere battagliato per i salari, per i diritti degli operai, per il disarmo, contro la prepotenza della Fiat, per il divorzio e l’aborto, per la riforma della sanità… e aver battagliato davvero, non con i social, sin da quando era ragazzino e si alzava alle sei di mattina per dare i volantini; e poi è colpevole di avere guidato insieme a Berlinguer il Pci, e poi i Ds fino a diventarne segretario non con una votazione online ma con un congresso al quale presero parte circa un milione di persone. E come si deve fare per neutralizzare Fassino, responsabile di tante orribili colpe? Beh, si prende un avvocato d’affari che di politica non si è mai occupato e lo si nomina presidente del Consiglio. Come si chiama questa cosa? Rinnovamento? Modernità? Legalità? No: si chiama questione morale.

La quarta questione morale è quella posta da Travaglio. Il quale dà per scontato che l’assessora pugliese pagasse i voti (o forse le preferenze) 50 euro. Dice che Conte non lo ha mai fatto. No? E dove sono finiti i 100 e più miliardi di bonus distribuiti a pioggia, tutti al ceto medio o al ceto alto, in genere alla borghesia? E chi ce li ridà quei soldi? E quanti voti hanno fruttato? Due milioni, tre milioni? Voti puliti, trasparenti?

La quinta questione morale forse è la più grave. Conte in pochi minuti ha cancellato una consultazione elettorale democratica. Voi potete immaginare uno dei grandi capi politici di una volta (fosse De Gasperi o Fanfani, fosse Berlinguer o Craxi, fosse Togliatti o De Mita) cancellare una consultazione elettorale senza neppure convocare un organismo dirigente? No.

Cosa ha a che fare l’atteggiamento di Conte coi principi della democrazia basilari? Niente, zero. L’unica sua giustificazione è che essendo privo di formazione politica (diciamo di gavetta) probabilmente di quei principi basilari sa niente. Eccola qui la questione – le questioni – morale vera. Ma non è questa che viene sollevata. Viene sollevato una semplice e inconsistente inno alla legalità che nessuno sa cosa vuol dire. Anzi, lo sanno tutti: un modo per sfuggire alla propria inconsistenza politica. E la voglia di delegare tutto il potere a una istanza superiore. Quale? La magistratura. Conte questo lo ha anche detto: per noi conta solo la legalità. Ma allora, se è così, non era meglio se invece di fare il politico faceva la guardia?

P.S. L’intervista di Berlinguer sulla questione morale a Scalfari del 1981 non c’entra niente. Berlinguer in quella intervista sosteneva essenzialmente una cosa: la superiorità politica e morale del Pci rispetto a tutti gli altri partiti. In effetti se in quel periodo andavi a seguire un convegno del Pci ascoltavi una relazione sul rapporto tra salari e profitti, o sulle differenze tra Gramsci e Labriola, o sulla lotta di liberazione nei ghetti neri. Se invece andavi a seguire un convegno di quasi tutti gli altri partiti, al novanta per cento ti trovavi di fronte a una discussione sulle nomine negli enti (Faceva eccezione solo il Partito radicale, dove si discuteva di fame nel mondo e di aborto). Tanti anni dopo lo ammetto: secondo me aveva ragione Berlinguer. Esisteva una superiorità (politica, non certo morale) del Pci rispetto agli altri partiti. Però sbagliava Berlinguer, perché quella era una verità che non andava detta: era meglio tenerla per noi…

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