Allarme Dengue, microplastiche e cambiamenti climatici: “Ecco perchè è importante One Health. Non cedete alle fake news”

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In tempi di allarmi frequenti e sempre diversi sulla salute, sono tantissime le sfide che l’umanità si trova a dover affrontare. Tra dengue e malattie da vettore (quelle che si trasmettono attraverso le zanzare), all’antimicrobico resistenza, le microplastiche diffuse nell’ambiente e i cambiamenti climatici, cosa sta succedendo? Antonio Limone, Direttore generale Istituto Zooprofilttico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici, ha dipinto un quadro della situazione e ai microfoni de L’Unità ha lanciato l’appello: “Non cedete alle fake news, informatevi sempre sui canali ufficiali dove troverete dati certi. La piccola notizia data attraverso un social che crea allarmismo va abbandonata altrimenti non si vive bene”. Un appello che però è anche l’antidoto a non cedere a inutili allarmismi, andare in ansia e sapere sempre cosa e come fare anche di fronte alle sfide più ardue. E per Limone un approccio risolutivo a questa situazione c’è: si chiama modello One Healt ed è questo che va incentivato in tutto il mondo.

Che cosa significa One Health: la nostra salute dipende da un ecosistema sano

One Health significa letteralmente “Una Salute” e indica la convergenza e le connessioni fra la salute di uomo, animali e ambiente. Un approccio che esiste da tempo ma che è diventato sempre più importante e più conosciuto negli ultimi decenni, con varie emergenze pandemiche tra cui quella da Covid-19, e con la crisi climatica ormai inequivocabilmente in corso. “One health è una definizione ormai consumata – spiega Limone – Che non va solo declamata ma realizzata e per questo motivo c’è bisogno di mettere insieme tutti i pezzi. Ad esempio: cosa ci arriva dalle malattie infettive del mondo animale? Cosa dai virus contenuti nelle zanzare? In questo momento in Italia abbiamo la Dengue che potrebbe essere persino autoctona. Bisogna approfondire, fare la cattura delle zanzare, isolare il virus e capire quante persone o animali potrebbero essere influenzati da un fenomeno così importante”.

Che cos’è il modello One Health e perché secondo l’Oms riguarda tutti

Il modello One Health “riconosce questa connessione fra persone, animali e ambiente, e propone un approccio integrato per affrontare in modo olistico le minacce per la salute”, spiega OMS Europa. Ciò accade con esperti di vari ambiti (medici, veterinari, epidemiologi, etologi ed esperti di salute pubblica) che lavorano insieme, ad esempio per mettere a punto nuovi sistemi di sorveglianza delle malattie. Non solo. E’ importante anche ragionare come salute unica in tutto il mondo perché nessun luogo è lontano. “Il villaggio interconnesso, ormai, dovrebbe convincere chi è seduto comodamente nelle poltrone nell’occidente che quello che succede dall’altro capo del mondo, non ci può più lasciare indifferenti – continua Limone – Ecco perché il villaggio globale deve fare qualche sforzo per capire che salvaguardare sanità, anche in altri pezzi del mondo non è solo importante per quei pezzi del mondo ma anche per la nostra stessa salute”.

Cosa si intende per approccio One Health

Lavorare per la salute in ottica One Health significa ragionale a 360° su quello che circonda il cittadino e anche adeguare la ricerca su questi aspetti, lasciandosi alle spalle modelli precostituiti che a volte diventano vetusti. “E’importante che la ricerca si adegui alle nuove sfide e si intensifichi su alcuni aspetti. Ad esempio se abbiamo le microplastiche in giro c’è bisogno di spingere su questo la ricerca”, sottolinea come esempio Limone

Microplastiche nel mare, nell’acqua e nel sangue: cosa significa per la salute

Uno degli allarmi che agitano maggiormente la popolazione nell’ultimo periodo riguarda le microplastiche. Uno studio dell’Università Luigi Vanvitelli ha evidenziato che le microplastiche sono state trovate anche nelle arterie dimostrando così per la prima volta che queste possono causare anche danni al cuore. Dopo averle trovate nell’uomo in diversi organi e tessuti, tra cui la placenta, il latte materno, fegato e polmoni, compresi i tessuti cardiaci, i ricercatori ne hanno trovato tracce anche nelle placcheaterosclerotiche. Quanto è pericolosa questa situazione e cosa si rischia ancora? “Dovremmo porci il problema quando costruiamo il packaging – spiega il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico – La plastica è stata la più grande scoperta del ‘900, abbiamo costruito di tutto in plastica. Pensavamo che questo ci rendesse immuni da rischi? Così come tante altre sostanze. I processi vanno costruiti a monte. Abbiamo un sistema di rifiuti che non ci consente di smaltire alcune cose che produciamo. Non farei però inutile allarmismo. E’ evidente che alcuni processi sono cronici, lentissimi, ma questo non significa che moriremo tutti per microplastiche. Però se il fenomeno non lo cominciamo ad affrontare con un cambiamento radicale che significa un’altra filosofia del packaging, un altro criterio che sia sostenibile”. Secondo Limone è giunto il momento di cambiare marcia e pensare a soluzioni che un po’ alla volta evitino la pericolosa deriva verso cui stiamo andando semplicemente seguendo il buon senso e la salute, lontano dalla logica dei profitti. E la filosofia dei regolamenti comunitari già sta andando in questa direzione.

One Health e dieta Mediterranea

Rientra in One Health anche la Dieta Mediterranea che va salvaguardata perchè fondamentale per la salute. “Sappiamo per certo dalle ricerche scientifiche che la dieta mediterranea è il regime alimentare più valido al mondo – spiega Limone –  Chi segue la dieta mediterranea modifica il suo microbiota e riceve benessere. Aveva ragione chi scriveva ‘mangia bene e stai bene’. Ed è un fatto scientificamente provato. Non escludo che a breve ci sarà la valutazione del microbiota come si fa con la glicemia“.

La dieta mediterranea contro l’obesità infantile

Secondo Limone, sulla dieta Mediterranea è importante fare un lavoro diverso. “E’ lo strumento per combattere l’obesità infantile. I bambini in Italia hanno problemi di obesità seria e noi abbiamo il numero dei bambini obesi tra i più alti al mondo. Dobbiamo iniziare a trasformare queste conoscenze scientifiche con una ricaduta importante per la salute umana perché la connessione ambiente- cibo-salute oggi è più che mai fondamentale e anche questo è un aspetto di One Health.

“La sfida del Pianeta che ci attende è la sostenibilità intelligente”

Secondo Limone ci sono soluzioni e metodi per giostrarsi in questa situazione così continuamente in evoluzione. “Il terrorismo che si fa mediatico su quelle che sono le sfide, resta una cosa da lasciar fare agli esegeti di se stessi. Quello che serve è ricerca scientifica e raccolta di dati scientifici. Le Istituzioni, quando sono al servizio del cittadino, parlano se hanno dati scientifici attendibili. Se non li hanno è meglio che restano zitti. La verità è che noi una sfida così importante la affrontiamo con lo studio, la ricerca e l’innovazione. E questo sforzo o è coeso tra tutte le istituzioni preposte o diventa un inutile allarmismo dove il cittadino non sa più che fare, cosa mangiare e come vivere. E questo non è il pianeta che ci attende. Il pianeta che ci attende, dopo che ne abbiamo sprecato tutte le risorse, è quello di una sostenibilità intelligente che prevede un cambiamento che è ora di fare”.

“La ricerca e l’innovazione per la qualità”

Secondo Limone è importante invertire la rotta. “Tutta la Ricerca e l’innovazione che dobbiamo costruire non la dobbiamo fare più su un filone che ci ha portato fin ora a processi di quantità, ma di qualità. La ricerca va innestata ora su cultura sapienziale. Come affrontiamo i cambiamenti climatici se non attraverso l’esperienza di chi l’ha subita come i popoli africani? Come faremo ad affrontare queste sfide? Il pianeta senza sostenibilità rischia di estinguersi. Già da adesso va fatto questo lavoro. Bisogna capire cosa va sostenuto e in che modo. Capire che dentro la qualità c’è salute“.

L’appello: “Non credete ai social ma solo ai dati scientifici”

In questo contesto come fare a non andare nel panico? “Innanzitutto non credere a quello che c’è scritto sui social: avere diffidenza verso le notizie significa essere consapevoli che ci sono tantissime fake news. Quello che fa male oppure no è quello che viene stabilito da alcune regole che abbiamo inserito a livello internazionale. Quelle che sono le comunicazioni che fa Efsa sull’alimentazione o che vengono dalla WHO, la struttura che mette insieme 88 paesi e che si preoccupa di capire come le malattie infettive vanno gestite. In realtà molto spesso noi ci troviamo di fronte a fenomeni per i quali senza una cooperazione internazionale, alcuni grandi problemi non si possono affrontare. Poiché la maggior parte del cibo che arriva sulle nostre tavole attraversano gli oceani nelle stive delle navi, poiché molto cibo proviene da altri paesi, avere una cooperazione internazionale ispirata da un criterio scientifico è l’unico elemento che davvero salvaguarda. La piccola notizia data attraverso un social che crea allarmismo va abbandonata altrimenti non si vive bene”.

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