Attacco all’ambasciata dell’Iran in Siria, ucciso comandante pasdaran: “Israele terrorista, risposta sarà dura”

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Già è stato definito “l’omicidio più importante dopo quello del generale Soleimani“. Mohammad Reza Zahedi era un funzionario di alto rango delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran. È stato ucciso in un bombardamento che ha colpito un edificio dell’ambasciata di Teheran a Damasco, la capitale della Siria. La sede diplomatica ha attribuito l’attacco a Israele. Nell’attacco sarebbero stati uccisi anche altri cinque membri della Guardia Rivoluzionaria iraniana, il bilancio è ancora provvisorio. L’esercito israeliano non ha commentato.

L’attacco ha già avuto enorme eco a livello mondiale: è l’ennesimo episodio che minaccia un’estensione del conflitto che dagli attacchi di Hamas nel sud di Israele dello scorso 7 ottobre hanno scatenato la reazione di Israele che secondo fonti dei ministeri di Hamas ha provocato la morte di oltre 32mile persone nella Striscia. La Siria è un territorio sensibile, dilaniata da oltre dieci anni di guerra civile. Non è la prima volta che viene colpita dallo scorso ottobre. Israele aveva in particolare ammesso di aver colpito sia in Libano che in Siria obiettivi legati all’organizzazione politica e paramilitare sciita Hezbollah. Soltanto nella notte tra giovedì e venerdì scorsi si erano verificati duri bombardamenti aerei nei pressi di Aleppo che avevano causato decine di vittime.

Chi era Mohammad Reza Zahedi

Zahedi aveva servito dal 2008 al 2016 le forze Quds, la divisione delle Guardie Rivoluzionarie incaricata delle operazioni all’estero, ed era stato un comandante della forza militare in Siria e Libano. Era stato comandante dell’esercito negli anni ’80 durante la guerra tra Iraq e Iran. Era stato rappresentante dell’ayatollah Khamenei in Libano e secondo segretario presso l’ambasciata iraniana a Beirut. Dal 2006 al 2008 era stato anche il responsabile della Base Sarallah.

Il suo nome dal 2007 era comparso nella lista delle sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in quanto comandante della Guardia della Rivoluzione iraniana. Simili provvedimenti nei suoi confronti erano stati presi anche dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, dal Canada, dal Regno Unito e dall’Australia. Comandava quattromila pasdaran impegnati nella guerra in Siria a sostegno del presidente Bashar Al Assad. Sarebbe stato il responsabile dei collegamenti tra l’Iran ed Hezbollah. Avrebbe garantito la fornitura di armi e i legami tra i servizi di intelligence.

Le reazioni all’attacco in Siria

Non si è fatta attendere la risposta di Teheran: l’ambasciatore iraniano a Damasco, Hossein Akbari, ha affermato che “la risposta di Teheran sarà dura. Dopo aver rimosso le macerie del palazzo distrutto dal raid sarà reso noto il numero esatto delle vittime”. L’ambasciatore ha comunicato che gli attacchi sono stati compiuti “da aerei da caccia F-35 e l’edificio è stato colpito da sei missili”. Si tratterebbe del quinto raid in otto giorni contro la Siria.

Il ministro degli Affari Esteri siriano Faisal Mekdad ha espresso al suo omologo iraniano Hossein Amirabdollahian “la sua più forte condanna” per l’attacco. Israele, aggiunge, “non sarà in grado di influenzare i rapporti tra Iran e Siria. “Condanniamo fermamente questo atroce attacco terroristico” che ha ucciso “numerose persone innocenti”.

Il direttore dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale (Inss) israeliano Tamir Hyman, ex direttore dell’Agenzia nazionale per la Sicurezza, ha commentato a Ynet l’uccisione del comandante senior come l’operazione più importante dopo quella che aveva portato all’eliminazione di Qassem Suleimani. “Sembra che l’Iran stia finalmente pagando un prezzo per essere dietro la maggior parte dell’attività offensiva contro Israele”.

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