Avellino, porta la droga al figlio in carcere. Donna in arresto

Avellino, porta la droga al figlio in carcere. Donna in arresto

Il Quotidiano del Sud
Avellino, porta la droga al figlio in carcere. Donna in arresto

Ad Avellino una donna in arresto perché sorpresa a portare droga in carcere al figlio detenuto. Il problema della droga nelle carceri sempre più frequente

E’ finita in manette una donna perché sorpresa con un ingente quantitativo di droga addosso, intenta a portarla in carcere al figlio. L’arresto, ad opera della stessa Polizia penitenziaria, è avvenuto ad Avellino ieri (20 aprile).

La donna stava per incontrare il figlio in carcere con un colloquio e nascondeva addosso un elevato quantitativo di sostanza stupefacente, più precisamente hashish. E’ stato grazie ai controlli svolti dagli uomini della polizia penitenziaria che è stata scoperta e associata nella casa circondariale irpina. A renderlo noto, Tiziana Guacci, segretaria regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe, che sottolinea la “professionalità ed astuzia” con cui il personale della penitenziaria “porta avanti ogni giorno una battaglia per contrastare il traffico di sostanze stupefacenti all’interno del penitenziario, nonostante la critica carenza di organico, che si attesta a circa 83 unità in meno rispetto ai poliziotti previsti, ed il grave sovraffollamento”.

E’ invece Donato Capece, segretario generale del Sappe, che fa luce sulla questione della droga nelle carceri, oramai sempre più frequente. “Il problema dell’ingresso della droga in carcere è questione ormai sempre più frequente – sottolinea – a causa dei tanti tossicodipendenti ristretti nelle strutture italiane. Dai dati in nostro possesso sappiamo che quasi il 30% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su tre, ha problemi di droga. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dunque dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere”.

Il Quotidiano del Sud.
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