Candele antigelo in Trentino Alto Adige, la spettacolare tecnica per salvare vigneti e frutteti dal gelo

RMAG news

Il clima decisamente freddo di maggio sta facendo danni nelle produzioni agricole di tutta Italia. Nel momento in cui iniziano a spuntare i primi germogli il gelo rischia di ucciderli. E così gli agricoltori corrono ai ripari in ogni modo. In Trentino Alto Adige in queste notti di freddo non è raro vedere lunghe distese di candele tra i filari di frutteti e vigneti. Una soluzione per carcare di salvare le coltivazioni con una tecnica che non è una novità ma è già stata usata anche negli anni scorsi per combattere in freddo improvviso di aprile e maggio.

Il gelo nelle vigne e nei frutteti

Già da qualche anno, infatti, capita la gelata in primavera. E così di notte si vedono i fuochi accesi tra i filari che scaldano le piante quando le temperature scendono sotto lo zero. Si tratta di candele anti-gelo di paraffina, per proteggere le coltivazioni dal ghiaccio. Bidoni al cui interno si accendono le candele. Ai contadini tocca aspettare che sorga il sole e che porti il calore necessario per far risalire le temperature. Di notte nelle valli del Trentino Alto Adige la scena è spettacolare.

Certo, si tratta di una tecnica dispendiosa sia economicamente sia a livello di forze ma per i coltivatori ne vale la pena, soprattutto in alcune circostanze. “Questo sistema è stato azionato per proteggere le colture di alto valore, principalmente il ciliegio. Che sono anche le più delicate”, spiega Gianluca Barbacovi, presidente regionale di Coldiretti Alto Adige, come riportato dal Corriere della Sera.

Gli atomizzatori e gli antibrina

Per proteggere germogli e fiori dalle basse temperature, sono state messe in campo non solo le candele antigelo, ma anche gli atomizzatori, macchinari solitamente impiegati per spargere antiparassitari. Si tratta di flussi costanti di aria per evitare che quella fredda rimanga troppo tempo a contatto con le gemme e i tralci. E così si cerca di combattere il freddo nei campi coltivati.

Secondo quanto riportato da Coldiretti, l’attenzione è alta nelle zone di fondo valle, Trento, la Valsugana e la Val di Non. Un’altra arma contro il gelo è l’antibrina. Si tratta di un sistema di girandole che annaffia la chioma dei meli quando la temperatura è ancora sopra lo zero. Ghiacciandosi, poi, l’acqua crea una sorta di strato al di sotto del quale il fiore si conserva. Il ‘problema è che ha bisogno di parecchia acqua.

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