Chi è Francesco ‘Sandokan’ Schiavone e perché si è pentito: la storia di sangue e morte dell’ex boss dei Casalesi

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La notizia è giunta oggi: Francesco ‘Sandokan‘ Schiavone ha deciso di pentirsi. L’avvio del percorso di collaborazione è stato confermato anche dalla Direzione nazionale Antimafia. Secondo quanto si apprende la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno svolto un lavoro con la massima discrezione. Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato, rispettivamente nel 2018 e nel 2021, fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre. Schiavone è stato condannato all’ergastolo nel maxi processo Spartacus per diversi omicidi. In carcere sono detenuti gli altri figli Emanuele Libero, che uscirà di cella ad agosto prossimo e Carmine, mentre la moglie, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe (località in provincia di Caserta).

Chi è Francesco ‘Sandokan’ Schiavone: la moglie e i figli dell’ex boss dei casalesi

La decisione di Sandokan potrebbe anche essere un messaggio a qualcuno a non provare a riorganizzare il clan, un modo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di altri possibili successori. La collaborazione di Francesco Schiavone potrebbe far luce su alcuni misteri irrisolti, come l’uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politicaSandokan, così chiamato per la somiglianza con l’attore Kabir Bedi, è stato per anni il vertice indiscusso del clan dei Casalesi, organizzazione criminali tra le più potenti d’Italia. Oggi ha 70 anni ed ha già scontato 26 anni di carcere. La sua carriera criminale inizia prestissimo, a 18 anni il suo primo arresto per detenzione di armi. Negli anni ’80 entra a far parte della “Nuova Famiglia” di Antonio Bardellino e Mario Iovine, in lotta con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Perché Francesco ‘Sandokan’ Schiavone ha deciso di pentirsi

Dopo l’omicidio di Bardellino, diventa leader incontrastato del clan, avviando l’espansione e l’infiltrazione dei “Casalesi” nel mondo dell’imprenditoria e della politica locale, con forti interessi nel settore del traffico illecito di rifiuti. Nel 1990 viene arrestato in un blitz a casa dell’allora vicesindaco di Casal di Principe. L’ultimo arresto risale all’11 luglio 1998, giorno in cui finisce la sua latitanza. Schiavone viene sorpreso all’interno di un rifugio nella sua Casal di Principe, in compagnia delle sue due figlie piccole. È tra gli imputati del maxi processo Spartacus, originato dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sul clan dei Casalesi e concluso con la condanna all’ergastolo per lui e per altri boss come Francesco Bidognetti e gli allora latitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria. Inizialmente detenuto nel carcere milanese di Opera, è stato successivamente trasferito a L’Aquila.

Francesco ‘Sandokan’ Schiavone: gli inizi della sua carriera criminale

Nel 2018 gli è stato diagnosticato un tumoreSandokan Schiavone è diventato il secondo capoclan dei Casalesi a pentirsi dopo Antonio Iovine detto “o ninno“, che ha iniziato a parlare con i giudici nel 2014. Quest’ultimo è stato arrestato nel 2010 dopo 15 anni di latitanza. A non aver ancora collaborato con la giustizia, tra gli ex boss storici del clan dei Casalesi, sono rimasti gli ‘irriducibili’, nella loro volontà, i ‘pezzi grossi’ Francesco Bidognetti, noto come “Cicciotto e Mezzanotte“, in carcere dal 1993, e Michele Zagaria, catturato il 7 dicembre 2011 dopo sedici anni di latitanza.

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