Cosa vuol dire Cacicco e perché Conte ha usato questa parola contro Schlein e il Pd

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In questi giorni il Presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha messo la parola fine al ‘Campo largo‘ ovvero all’alleanza tra i grillini e il Partito Democratico. Lo ha fatto con la sua solita verve giustizialista, approfittando del caos giuridico-mediatico che sta travolgendo la politica a Bari. L’avvocato ha detto alla Segretaria Dem Elly Schlein che se vuole un’asse tra il suo partito e quello di casa al Nazareno, deve, “combattere e fare fuori Cacicchi e capi bastioni“. L’ex premier ha praticamente posto una condizione non politica ma ‘morale’ alla Schlein, dicendole di silurare chi è – soprattutto a livello locale – ai vertici del potere e delle correnti di partito. Che spesso sono le stesse persone che allo stesso partito portano ingenti pacchetti di voti.

Cacicco: qual è il significato di questa parola

Ma mentre le due parole che ne formano una sola, ovvero capo bastione è abbastanza chiara nel suo significato, cosa vuol dire – invece – cacicco? Il termine è riferito ai capi tribù dei popoli delle Americhe e del Messico. Le origini semantiche sono riconducibili allo spagnolo, tramutatosi poi in caraibico. Il cacicco è poi diventato il capo villaggio ma è in Spagna che ha iniziato ad avere la valenza che oggi gli è attribuita. Nel paese iberico, questa parola è stata associata ai grandi proprietari (di solito terrieri) che grazie al loro potere economico riuscivano a influenzare le dinamiche politiche e sociali della propria comunità di riferimento.

Perché Conte ha parlato di Cacicchi riferendosi a Schlein e al Pd

Così il ‘cacicchismo‘ è diventato il simbolo del potere locale, capace di influenzare quello centrale. E in politica la contrapposizione tra le due sfere amministrative è spesso stata in contrasto. Oggi è al centro delle cronache la Puglia, con il Presidente Michele Emiliano in ‘coppia’ con il sindaco del capoluogo Antonio Decaro, le cui amministrazioni sono state prese per la giacca dalla magistratura, dalla maggioranza e da parte dell’opposizione. C’è l’emblematico caso di Vincenzo De Luca che ha portato la Campania in ‘guerra’ sia contro il governo che contro il proprio partito. C’è Luca Zaia in Veneto, alla guida della produttiva locomotiva del Nord-Est e un giorno si e l’altro pure alla guida della Lega al posto di Matteo Salvini. In generale, un po’ per il sistema elettorale che conferisce una forte autorevolezza e legittimità a sindaci e presidenti di regione e un po’ per i fondi che vengono distribuiti sul territorio, le faide e le tregue tra Roma e il ‘resto d’Italia‘ sono ricorrenti e frequenti.

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