Harvey Weinstein, annullata la condanna al ‘padre’ del #MeToo: troppi errori nel processo per reati sessuali

RMAG news

Clamoroso a New York. La Corte d’Appello dello Stato ha annullato la condanna a 23 anni di prigione nei confronti di Harvey Weinstein, il celebre produttore cinematografico il cui caso fece esplodere il movimento #MeToo.

Quattro anni dopo quella sentenza la Corte d’Appello di New York, con una decisione a stretta maggioranza di voti contro tre, ha stabilito che il giudice del processo che ha presieduto il caso aveva commesso un grave errore.

Perché è stata annullata la condanna di Harvey Weinstein

Secondo quanto accertato dalla Corte, il giudice del processo per violenza sessuale e stupro che portò alla condanna a 23 anni di reclusione per Weinstein, attualmente recluso al Mohawk Correctional Facility di Rome, nello Stato di New York, consentì ai pubblici ministeri di chiamare come testimoni una serie di donne che affermavano che Weinstein le avesse aggredite, ma le cui accuse non facevano parte dell’impianto istruttorio nei confronti del produttore.

Nel processo contro Weinstein tre donne, Lauren Young e Tarale Wulff, riferirono in aula sui loro incontri col produttore e capo di Miramax ai sensi di una legge statale che consente la testimonianza di “precedenti comportamenti malevoli” per dimostrare un modello di comportamento.

La Corte d’Appello nell’annullare la sentenza di condanna sottolinea però che “l’accusato ha il diritto di essere ritenuto responsabile solo per il crimine contestato”. Spetta ora al procuratore di New York Alvin Bragg decidere se tornare a mettere l’ex boss della Miramax di nuovo in stato di accusa.

Per Weinstein resta una vittoria di Pirro

Se dal punto di vista mediatico l’annullamento della condanna nei confronti del 72enne Weinstein può sembrare uno straordinario capovolgimento, di fatto non cambia le fondamenta del caso che portò alla sentenza.

Non solo. Weinstein, un tempo l’uomo più potente di Hollywood, non potrà uscire dal carcere: nel 2023 in un secondo processo è stato condannato ad ulteriori 16 anni di prigione per uno stupro avvenuto ad un festival cinematografico svoltosi a Los Angeles nel 2013 ai danni di un’attrice russa.

Ashley Judd, la prima attrice a farsi avanti assieme a Rose McGowan con accuse contro Weinstein, contattata dal New York Times ha detto che la decisione presa dalla Corte d’Appello di New York “è ingiusta nei confronti dei sopravvissuti”. “Viviamo ancora nella nostra verità. E sappiamo cosa è successo” ha aggiunto l’attrice.

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