Il sovraffollamento delle carceri in Campania si può risolvere: basterebbe far uscire 3.409 detenuti

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Sono ben 2.611 i detenuti nelle carceri campane con una pena residua che va dai 0 ai 3 anni. Nello specifico, 787 devono scontare da 0 a 1 anno, 948 da 1 a 2 anni, 876 da 2 a 3 anni. Se a questo totale aggiungiamo i 798 che hanno avuto una pena inflitta da 0 a 3 anni, la cifra che otteniamo è di 3.409 reclusi. Persone che potrebbero scontare la detenzione attraverso le pene alternative. Un rimedio semplice ed efficace per contrastare quella piaga che caratterizza il sistema penitenziario italiano, ovvero il sovraffollamento carcerario. i dati sono stati forniti a l’Unità dal Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello.

Sovraffollamento carcerario in Campania

Dei 798 detenuti condannati a una pena che va dai 0 ai 3 anni, 94 dovranno stare in cella da 0 a 1 anno; 240 da 1 a 2 anni e 464 da 2 a 3 anni. Il totale dei detenuti reclusi nelle carceri campane, a gennaio 2024, era di 7.327. Uno dei numeri più alti d’Italia. Tra questi, 1312 sono in attesa di giudizio (quindi innocenti), 1400 sono tossicodipendenti e 200 sono malati psichiatrici. È noto che i tossicodipendenti e le persone affette da disturbi mentali, avrebbero bisogno di di percorsi clinici specialistici e non certo di essere sbattuti in cella. Ma lo Stato ha deciso di dimenticare i primi e di fregarsene dei secondi, visto l’indisponibilità delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di accoglierli tutti.

Come risolvere il sovraffollamento carcerario in Campania

Eppure, se a questi 7.327 detenuti sottraiamo i 3.409 di cui abbiamo scritto in precedenza, nelle carceri campane resterebbero 3.918 detenuti. Numeri che se tradotti in realtà, permetterebbero di vincere una battaglia di civiltà. Ma questa parola è del tutto sconosciuta in un Paese come l’Italia. Basta ricordare due cose. La prima, quanto i sistemi giudiziario e penitenziario italiani calpestino ogni giorno lo Stato di Diritto e la Costituzione (e quindi, le garanzie poste alla nostra libertà personale). Per la seconda è necessario ricorrere a un altro numero, il 29. È questo il triste bilancio dei suicidi avvenuti nelle carceri nostrane dall’inizio dell’anno. Vale ancora la pena parlare di civiltà?

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