Israele riapre il varco di Erez e il porto di Ashdod agli aiuti umanitari: la mossa dopo il pressing di Biden

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Il varco di Erez, che collega il territorio di Israele con la Striscia di Gaza, sarà riaperto dalle autorità di Tel Aviv per consentire l’arrivo di aiuti umanitari, così come sarà concesso l’utilizzo del porto di Ashdod.

Ad annunciarlo nella notte italiana è stata la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Adrienne Watson, sottolineando come Israele abbia accettato le richieste arrivate da Washington, che permetteranno di aumentare l’arrivo di aiuti umanitari nel nord di Gaza direttamente dalla Giordania. Watson ha anche detto che queste decisioni sono state prese dal governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu su richiesta del presidente statunitense Joe Biden.

L’apertura del varco di Erez e del porto di Ashdod

Le due “concessioni” israeliane non arrivavano per caso. Lunedì l’esercito di Tel Aviv ha ucciso “per errore”, secondo la versione dell’IDF, sette operatori umanitari della Ong World Central Kitchen, tra cui anche un cittadino statunitense. Biden, pressato anche dall’ala Dem più critica con Israele e Netanyahu, aveva speso parole di fuoco contro Tel Aviv, denunciando che il governo israeliano non stesse facendo abbastanza per difendere i civili di Gaza e gli operatori delle Ong.

Il varco di Erez prima dell’invasione israeliana era uno dei principali punto di frontiera di terra fra la Striscia e il territorio israeliano, permettendo tra l’altro a migliaia di cittadini di Gaza di recarsi a lavoro in Israele: era stato chiuso dopo l’attacco dei miliziani di Hamas del 7 ottobre scorso. Il porto di Ashdod è uno dei due più grandi porti mercantili di Israele: si trova ad Ashdod, circa 40 chilometri a sud di Tel Aviv e circa 25 chilometri a nord di Gaza.

La riapertura del valico di Erez è una notizia positiva, ma Gaza ha bisogno di un massiccio afflusso di aiuti“. Lo ha detto – come riporta la Cnn – il portavoce del segretario generale dell’Onu, Stéphane Dujarric. “Chiediamo da molto tempo ulteriori attraversamenti verso Gaza e più aiuti umanitari per entrare. Questa è una notizia positiva, ma, ovviamente, dovremo vedere come verrà attuata, abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario e di un massiccio afflusso di aiuti” ha aggiunto.

Il colloquio Biden-Netanyahu

Le decisioni di Tel Aviv arrivano dopo una lunga e “tesa” telefonata tra Joe Biden e Bibi Netanyahu, durata circa 45 minuti, nella quale il presidente Usa ha intimato al premier israeliano di cambiare immediatamente e radicalmente registro nella guerra a Gaza.

BIden ha evidenziato “la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili e la sicurezza degli operatori umanitari” nella Striscia.

La politica degli Stati Uniti sarà determinata dalla nostra valutazione dell’azione immediata di Israele su questi passi“, ha fatto sapere la Casa Bianca esplicitando, attraverso le parole del portavoce per la sicurezza nazionale John Kirby, la “crescente frustrazione” di Biden verso Netanyahu. Per ora, al di là delle parole, l’amministrazione Biden ha però continuato a fornire ad Israele tutto il materiale militare di cui ha avuto bisogno, comprese le bombe da 900 chili che Tel Aviv ha utilizzato nella Striscia compiendo stragi di civili.

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