L’occidente a Netanyahu: ok al massacro di Rafah, ma frena con l’Iran

RMAG news

Il giornale israeliano Haaretz ha confermato la notizia circolata l’altro ieri nelle redazioni dei giornali: la diplomazia americana avrebbe chiesto a Netanyahu di avere un comportamento molto prudente nei confronti dell’Iran, e in cambio avrebbe offerto il via libera per l’attacco a Rafah.

Non mi sembra complicato immaginare le conseguenze. Le conseguenze, dico, di un attacco massiccio dell’esercito israeliano su Rafah. Dove sono ammassate un milione e mezzo o forse due milioni di persone. Ci saranno alcune decine di migliaia di morti.

Probabilmente circa la metà saranno ragazzi o bambini. Il resto, in maggioranza, donne e persone anziane. Un disastro umanitario simile a quello che già si è realizzato a Gaza. Pensateci un attimo: ci sono più o meno 30 mila persone, che oggi sono vive e ascoltano le voci dell’attacco a Rafah, che tra pochi giorni, se le cose andranno come previsto da Haaretz, non saranno più vive.

E circa 15 mila bambini che oggi sono acquattati da qualche parte, impauriti, affamati, assetati, che tra qualche giorno non soffriranno più perché saranno sottoterra. Invece quali sarebbero le conseguenze di un attacco massiccio di Israele a Teheran? Anche in questo caso, immagino, alcune migliaia di morti.

E poi il passaggio di alcuni regimi arabi che oggi sono vicini all’America o sono neutrali, su una posizione nettamente anti-israeliana e anti-americana. E infine c’è da mettere nel conto la possibile controreazione iraniana, che potrebbe – a quanto si dice – essere realizzata con armi spaventose, probabilmente nucleari.

E questo potrebbe essere la miccia per lo scatenarsi della prima guerra nucleare della storia dell’umanità, della quale nessuno al mondo è in grado di calcolare i danni non solo per quell’area del mondo.

Provate a ragionare con freddezza. Liberatevi di ogni spirito umanitario. Certamente è preferibile la prima soluzione. E si capisce bene che il ragionamento che ha spinto le diplomazie americane a proporre ad Israele questo “scambio”, è esattamente basato su questo calcolo spiccio delle possibili conseguenze di una scelta o dell’altra scelta.

Se restiamo alla logica formale e all’algebra, gli americani hanno fatto la cosa giusta. Se traduciamo in termini “umani”, non posso che tradurre così: abbiamo deciso di sacrificare la vita di 15 mila bambini palestinesi per evitare una crisi internazionale che potrebbe essere catastrofica.

Questa è la traduzione giusta, e tutte le parole vanno pronunciate lentamente e scandite: “abbiamo-deciso- di-sacrificare-15mila-bambini-palestinesi”. Naturalmente nel calcolo delle diplomazie c’è anche una informazione in più.

Questa: della sorte dei bambini palestinesi importa relativamente poco – o niente – alla gran parte della popolazione occidentale. E questo ci aiuta ad evitare scandali nell’opinione pubblica.
La guerra è questo. È’ in questo modo che riesce a fare impazzire le relazioni tra realpolitik, saggezza, e umanità. A far diventare la logica ferocia.

La guerra – il concetto stesso di guerra – separa in modo definitivo saggezza e umanità. Solo in questo modo può dispiegarsi in tutta la sua potenza. Difficile, di fronte a queste considerazioni, sorvolare sulla inaudita responsabilità storica che si sta assumendo il governo israeliano. Difficile sorvolare sulla debolezza e la viltà delle classi dirigenti europee.

Difficile non ringraziare gli studenti della Sapienza e delle altre università italiane, che sembrano gli unici ad avere capito cosa sta succedendo e ad avere il coraggio di gridare con tutta la poca voce che hanno, la verità elementare. Come fece il bambino della favola: il re è nudo.

 

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