Perché gli studenti protestano: dall’India alla Francia oltre 100 università in rivolta

RMAG news

La rivolta non si arresta. Nelle università americane e ora anche nel mondo (tra le altre, la Jawaharlal Nehru University di Delhi, da sempre culla della cultura di sinistra, Sciences Po e la Sorbona di Parigi, l’Università di Tokyo, l’Università del Kuwait e l’Università della Giordania.

Sono più di cento gli atenei investiti dalle manifestazioni a sostegno della Palestina e contro il genocidio in atto nella Striscia di Gaza. Cresce la protesta e cresce il numero degli arrestati: almeno mille negli States.

Martedì notte la polizia in tenuta antisommossa ha fatto irruzione nei campus della Columbia University e del City College of New York, arrestando oltre 300 studenti per smantellare gli accampamenti di solidarietà con Gaza.

Gli agenti sono entrati da una finestra della Hamilton Hall, ribattezzata Hind’s Hall in onore di Hind Rajab, una bambina palestinese di 6 anni uccisa dall’esercito israeliano a Gaza, usando una scala fissata a un veicolo della polizia.

L’irruzione è avvenuta su richiesta della preside della Columbia Minouche Shafik, che ha chiesto alla polizia di rimanere nel campus fino al 17 maggio, due giorni dopo la cerimonia di laurea di 15mila studenti. Anche nel caso del City College di New York l’intervento della polizia è stato richiesto dalle autorità universitarie.

La Columbia University Apartheid Divest (Cuad), una coalizione di oltre 100 associazioni studentesche che ha organizzato le proteste, ha denunciato su X la brutalità usata dalla polizia: molti studenti sono stati presi a calci, immobilizzati a terra e gettati giù per le scale e sono finiti all’ospedale per le ferite riportate. Osservatori e giornalisti non hanno potuto entrare nella Hind’s Hall.

La sezione della Columbia dell’Associazione dei Professori Universitari ha dichiarato in un comunicato che la presenza della polizia nel quartiere e nel campus costituisce un pericolo per gli studenti e per chiunque altro e ha condannato l’operato della preside, ritenendola responsabile insieme al Consiglio d’amministrazione della disastrosa situazione che si è venuta a creare.

A New York, la polizia ha attaccato i manifestanti dell’Università di Fordham poche ore dopo la creazione del loro accampamento nel campus di Lincoln Square. L’irruzione alla Fordham è avvenuta un giorno dopo che la polizia di New York aveva arrestato quasi 300 manifestanti alla Columbia University e al City College di New York.

Mercoledì il sindaco di New York Eric Adams ha difeso i raid della polizia e affermato che “agitatori esterni” stavano cercando di “radicalizzare i giovani”. Nel frattempo, nel campus della Columbia, i membri della facoltà si sono rivolti agli studenti.

Lo storico palestinese americano e professore di studi arabi moderni Rashid Khalidi ha evocato la protesta del 1968 alla Columbia, dicendo agli studenti che le loro azioni sarebbero state commemorate allo stesso modo.

“Questa è la coscienza di una nazione, che parla attraverso i vostri ragazzi, attraverso i giovani che rischiano il loro futuro, che rischiano la sospensione, l’espulsione e l’arresto per svegliare le persone in questo Paese”, ha dichiarato Rashid Khalidi.

Il sindaco di New York, Eric Adams, ha accusato “agitatori esterni” di aver fomentato le tensioni. Gli studenti della Columbia hanno negato il coinvolgimento di estranei. Nadia Abu El-Haj, che insegna antropologia e dirige gli studi palestinesi a Columbia, ha scritto sulla prestigiosa New York Review of Books: “Dall’inizio della guerra è diventato quasi di rigore per le università censurare i discorsi che criticano il sionismo e Israele, soprattutto se a farli sono gli studenti”.

Facendo appello a interpretazioni “straordinariamente ampie” di parole come “sicurezza”, “protezione” e “intimidazione”, la Columbia e altre università stanno “aggirando i principi del Primo Emendamento, la libertà di espressione”.

Non sono mancati gli arresti all’Università del Wisconsin, a Madison, mentre all’Università dell’Arizona la polizia ha comunicato di aver posto fine a un “assembramento illegale” con “munizioni chimiche irritanti”.

In una nuova carica della polizia di Los Angeles per sgombrare l’accampamento dei dimostranti pro-Gaza nel campus dell’Ucla sarebbero stati sparati dagli agenti proiettili di gomma. La Cnn parla di decine di dimostranti arrestati nell’operazione di sgombero avviata dalla California Highway Patrol intervenuta, in tenuta anti sommossa e maschere antigas, mentre gli studenti cercavano di barricare le proprie posizioni, dopo il primo sgombero, avvenuto nelle ore scorse, dell’accampamento.

Un video circolato sul web mostra la polizia che carica una catena umana di manifestanti e sfonda le barricate create dagli studenti propalestinesi. Si sentono grida di sottofondo. Gli agenti hanno usato anche “cannoni sonori” e proiettili di gomma contro i manifestanti.

La protesta può avere pesanti ricadute negative per Joe Biden in vista delle presidenziali di novembre. La maggioranza degli elettori democratici (e il 44% del totale), ritiene che gli Stati Uniti non dovrebbero fornire armi a Israele e 4 giovani americani su 5 sono per il cessate il fuoco immediato. E molti di loro sono tra i protagonisti della “Primavera dei campus”.

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