Psicotest ai magistrati: è psicodramma tra toghe e politica, l’ANM minaccia lo sciopero

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“È una legge che entrerà in vigore dal 2026, abbiamo tutto il tempo per convincere che questa legge così non serve a niente, decideremo nel comitato direttivo centrale” che si terrà il prossimo fine settimana.

Così ieri il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, a SkyTg24, rispondendo in merito all’ipotesi di uno sciopero della categoria contro i test psicoattitudinali per l’accesso in magistratura introdotti dal Governo.

Il Consigliere di Cassazione ha poi aggiunto: “Inoltre che io sappia non c’è stato un confronto tra governo e Csm. Non si sa questo test a cosa serva e cosa sia, perché il test psicoattitudinale è quel test che mira a scoprire se quel determinato soggetto ha alcune abilità cognitive. Nel campo nostro ci sono le prove scritte che rivelano sia la proprietà di linguaggio che la capacità di ragionamento giuridico. Oppure è un’altra cosa, sono i test di personalità? Se è così mi preoccupa, perché chi decide qual è la personalità più adatta a fare il giudice? Il Csm, che su questo non ha nessuna competenza?”.

Di cosa stiamo parlando nello specifico? Due giorni fa in Cdm sono stati approvati in via definitiva i decreti attuativi della riforma dell’ordinamento giudiziario (che contiene anche la riforma dei test) e dei magistrati fuori ruolo.

Si attende ora la firma del Quirinale. Vediamo nel dettaglio: sarà il Csm a nominare i docenti universitari in materie psicologiche – su indicazione del Consiglio universitario nazionale, organo indipendente dell’università – che costituiranno la commissione giudicante per i test psicoattitudinali per i magistrati.

Il colloquio psicoattitudinale si svolgerà durante la prova orale e chi avrà superato la prova scritta, prima dell’orale riceverà dei test scritti individuati dal Csm, sul modello di quelli utilizzati per quelli effettuati agli agenti di polizia. Questi ultimi costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale.

Il colloquio orale sarà comunque diretto dal presidente della commissione esaminatrice, e non da uno psicologo, che sarà presente solo come ausilio. Infine la commissione esaminatrice, che valuta collegialmente, formulerà il giudizio conclusivo sulla totalità delle prove.

Non ci sarà dunque una valutazione specifica sul colloquio attitudinale – come emergeva dalla prima bozza circolata nel week end- ma il giudizio sarà globale. Ci sarà pertanto un doppio livello di garanzia: il Csm disciplinerà i test in via generale e poi la commissione esaminatrice deciderà.

La nuova norma si applicherà al primo bando 2026, stessa scadenza dei fuori ruolo. L’esame potrà essere ripetuto quattro volte e non più tre. Inoltre, con il disappunto del responsabile giustizia di Azione Enrico Costa, per il fascicolo per la valutazione del magistrato, contro la cui istituzione Anm scioperò, non conterrà l’esito di tutti gli atti del magistrato, ma solo una selezione “a campione”.

Sul tema si sono espressi tutti i partiti. Ha provato a raffreddare i toni il vice ministro alla Giustizia Sisto, di Forza Italia, proprio il partito che più di tutti, come omaggio postumo a Berlusconi, ha preteso questa riforma: “Io non sono un fan dei test, lo dico sinceramente. Non sono convinto che siano decisivi”.

Mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ospite ad Agorà su Rai3, ha difeso pienamente il provvedimento: “Mi dispiace che l’Anm giudichi tutto in maniera preventiva e sia contraria pregiudizialmente a un’iniziativa del governo. Io dico che se fossi candidato a fare il carabiniere, il vigile del fuoco, il militare e mi chiedessero, come è già previsto, un test psicoattitudinale, non mi sottrarrei. Ma non mi sottrarrei neanche se me lo chiedessero per candidarmi alle elezioni politiche o comunali perché lo ritengo un atto di trasparenza”.

Per il M5S i test invece sono “la prova lampante che questo governo vuole delegittimare la magistratura all’interno del più ampio disegno di demolizione della sua autonomia e indipendenza. Lo scopo è esclusivamente politico e comunicativo: si vuole far credere che si debba intervenire sullo squilibrio di coloro che indossano la toga. Abusano così degli attuali rapporti di forza politica per regolare i conti con una magistratura che, per avere osato esercitare l’azione penale anche nei confronti di tanti potenti considerati intoccabili, venne testualmente definita come composta da ‘matti’, da persone che per fare quel lavoro erano ‘mentalmente disturbati’ e ‘antropologicamente diversi dal resto della razza umana’. È inaccettabile”.

Critiche sono arrivate da Pd con il membro della Commissione giustizia della Camera, Federico Gianassi: “I test non erano contenuti nella legge delega, né nello schema di decreto approvato in prima battuta dal governo. Csm, organo costituzionale, scavalcato e tanti dubbi su procedure, tipologie di domande, obiettivi perseguiti. In materia di Giustizia servono investimenti e assunzioni, non continue prove di forza dettate da settarismo ideologico che alimentano scontri, suscitano preoccupazioni e dimenticano cittadini e imprese, ai quali invece il sistema dovrebbe dedicare ogni energia”.

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