Rosa e Olindo, una nuova udienza per la revisione del processo: “Ecco perché sono due innocenti in carcere”

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Per la strage di Erba, Rosa Bazzi e Olindo Romano sono colpevoli oltre ogni ragionevole dubbio? Il 16 aprile è il giorno della seconda udienza davanti alla Corte d’Appello di Brescia sulla richiesta di revisione del processo che li ha visti condannati all’ergastolo per la mattanza a Erba avvenuta l’11 dicembre 2006. Su cosa si basano le tesi della difesa? Quali sono gli elementi di novità portati? Si tratterebbe di tre presunti errori che potrebbero far riaprire il processo e ribaltare le sorti dei due coniugi. A più di 17 anni dai fatti la difesa tenta di ribaltare un verdetto che ha retto per ben tre gradi di giudizio mettendo in fila le prove nuove, le criticità dell’indagine e mettendo in discussione i tre pilastri dell’accusa: le confessioni degli imputati, il ricordo dell’unico testimone oculare e la prova scientifica.

Le ragioni del no al processo di revisione

Nella prima udienza di venerdì primo marzo avevano parlato le parti che rappresentano l’accusa e gli avvocati delle parti civili, che avevano ribadito la colpevolezza di Romano e Bazzi. Quindi erano state elencate le ragioni del no al processo di revisione. Il 16 aprile è il turno degli avvocati dei due coniugi, Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico D’Ascola e Patrizia Morelli, e delle ragioni per cui, secondo la difesa, il processo va rivisto.

Alla fine della seconda udienza l’annuncio che ci sarà un rinvio “non a breve” per la decisione della Corte d’Appello di Brescia sull’istanza di revisione dell’ergastolo presentata dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006. Lo ha spiegato il presidente della Corte, Antonio Minervini, il quale ha precisato che dopo la conclusione degli interventi dei difensori della coppia, sarà comunicato il rinvio.

La richiesta di revisione del processo per la Strage di Erba

Negli anni e durante i processi, Olindo Romano e Rosa Bazzi dichiararono sempre di essere innocenti. Furono condannati all’ergastolo. La sentenza fu confermata dalla Corte d’Appello di Milano e infine dalla Cassazione, l’ultimo grado di giudizio. Dopo la sentenza di Cassazione, l’ultima possibilità prevista dal codice di procedura penale per correggere un possibile errore giudiziario è la revisione del processo, di fatto un nuovo processo che può essere chiesto “se dopo la condanna sono sopravvenute o si scoprono nuove prove che, sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deve essere prosciolto”. Oppure “se è dimostrato che la condanna venne pronunciata in conseguenza di falsità in atti o in giudizio o di un altro fatto previsto dalla legge come reato”. E così due sono state le richieste di revisione del processo nell’ultimo anno: la prima dagli avvocati di Rosa e la seconda dal sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser. Entrambe si basano su presunti errori commessi durante le indagini e su possibili nuove prove emerse grazie a consulenti di parte interpellati negli ultimi anni.

Tre presunti errori commessi durante le indagini sulla strage di Erba

Le tesi della difesa si basano sostanzialmente su tre presunti errori nelle indagini sulla strage di Erba. Secondo gli avvocati di Rosa e Olindo gli errori più gravi furono commessi durante la testimonianza di Mario Frigerio, nella gestione della confessione dei coniugi e infine nel ritrovamento della macchia di sangue sull’auto di Olindo Romano.

La testimonianza di Mario Frigerio: “il riconoscimento, prova sospetta”

Il primo dubbio che gli avvocati hanno sollevato in tribunale riguarda la testimonianza di Mario Frigerio che fu ascoltato per la prima volta in ospedale il 15 dicembre, quattro giorni dopo gli omicidi. Mario Frigerio, morto qualche anno dopo, “ha da subito indicato” come aggressore nella strage di Erba “un nordafricano”, “ha fatto stilare all’ufficio della Procura un identikit completamente diverso rispetto a chi diventerà poi l’autore dell’aggressione”: quel riconoscimento è dunque “una prova già sospetta”. A parlare in aula è Nico D’Ascola, avvocato della difesa di Olindo Romano insieme con Fabio Schembri. “Il riconoscimento di una persona nota è automatica e incoercibile, non c’è bisogno di pensarci”, ha affermato, come riportato da LaPresse. “Possiamo dire che Frigerio era vittima di amnesia anterograda” a causa anche dell’intossicazione da monossido di carbonio, “non ricordava nulla e lo confidava ai suoi figli”.

Le registrazioni relative alle parole di Mario Frigerio “non si trovano. Se vi fosse stato un malfunzionamento” i carabinieri “che erano in ascolto se ne sarebbero accorti e sarebbero intervenuti” e invece “non si trova la registrazione, si fanno spallucce: è la spiegazione del disperato”. Lo ha detto in aula Nico D’Ascola. “Adesso scopriamo che quelle intercettazioni erano rilevanti perché Frigerio dice ai figli: ‘Non ricordo nulla’”. In aula per la seconda udienza del processo di revisione della strage di Erba, del dicembre 2006, l’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro scuote la testa. “Evitiamo plateali manifestazioni di dissenso – ha affermato D’Ascola rivolgendosi a Chiaro – Quando avete parlato voi, noi non l’abbiamo fatto”. “Scuotere il capo è una manifestazione di dissenso”.

“Dinamica strage Erba incompatibile con presenza coppia”

Dalle “nuove prove” emerge una “diversa dinamica” di quanto accaduto nel dicembre del 2006 nella palazzina del ghiaccio a Erba. “Ci sono tre consulenze che descrivono una dinamica dei fatti completamente diversa da quelli della sentenza e rendono incompatibili Olindo e Rosa come colpevoli della strage di Erba”. A parlare, Fabio Schembri, avvocato della difesa di Olindo Romano. “La signora Cherubini avrebbe fatto le rampe delle scale, avrebbe raggiunto la mansarda riuscendo a gridare: ‘Aiuto’ come hanno sentito i primi soccorritori. È una ipotesi fantascientifica” che abbia potuto farlo “dopo il colpo al cranio” e viste le “condizioni fisiche in generale”, ha continuato l’avvocato, come riportato da LaPresse.

“Macchia di sangue su auto Olindo degradata”

L’avvocato Patrizia Morello, uno dei difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ha introdotto nell’udienza in cui si discute la richiesta di revisione della sentenza per la strage di Erba, l’argomento della macchia di sangue di una delle vittime, Valeria Cherubini, trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo Romano. Una traccia che la difesa considera “degradata” e che quindi non avrebbe valore di prova. Secondo quanto riportato dall’Ansa, il legale ha sottolineato come il lavoro dei consulenti della difesa sia basato su “metodologie scientifiche nuove”, dopo il passato in giudicato della sentenza.

“Le macchie sangue Youssef non compatibili con racconto Bazzi”

“Le macchie di sangue del povero bambino”, Youssef Arzouk, di 2 anni, morto nell’eccidio, “non sono compatibili con la dinamica raccontata da Rosa Bazzi: gli schizzi di sangue sarebbero dovuti essere diversi rispetto a quelli che restituisce la scena del crimine”, “distanti mezzo metro se non di più” rispetto a dove si trovavano. Lo ha riferito in aula nel corso della seconda udienza del processo di revisione, l’avvocata Patrizia Morello.

“Confessioni atto generoso per avere cella matrimoniale”

Olindo Romano “era pronto a sacrificare se stesso per salvare la moglie” Rosa Bazzi. L’ex netturbino vuole che la moglie torni a casa, ma lei “senza il marito non è in grado di fare niente”. In aula, Fabio Schembri, avvocato dei coniugi condannati all’ergastolo per la strage di Erba, passa in rassegna il tema delle confessioni, rese e poi ritrattate dai due coniugi e parla di “prove nuove” rappresentate dalle “intercettazioni ambientali che non fecero ingresso” nel processo e “quindi sconosciute ai giudici”. Romano e Bazzi, confessando, “compiono un atto generoso: Olindo per salvare Rosa e Rosa per salvare Olindo”.Schembri in aula ripercorre anche gli incontri dei coniugi con il criminologo Massimo Picozzi “che stava facendo una trilogia che sarebbe diventata un libro e poi trasmessa anche in tv”. A Picozzi “Romano chiede sette volte quando gli consegnano la cella matrimoniale“. L’ex netturbino “non sa che non esistono celle matrimoniali” né che “la pena non può essere divisa in due”. Schembri insiste che poter vedere la moglie e avere la cella matrimoniale era per Romano un chiodo fisso. Una confessione resa – è la linea difensiva – per poter vedere la moglie al punto che dopo la confessione, intercettati, “i due coniugi si incontrano e sono euforici”. “È in carcere che si accorge che qualcosa non va”, sottolinea l’avvocato.

“Rosa e Olindo subirono pressioni per confessare”

Ci sono state pressioni e promesse” nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006. “Il procuratore generale dice che non è così, ma subirono delle pressioni per confessare” ed è “scritto nella sentenza di condanna”, dice in aula nel corso dell’udienza per la revisione del processo l’avvocato Fabio Schembri che difende i coniugi ergastolani. Una “pressante, ma non vietata sollecitazione”, legge in aula dalla sentenza, perché “non è stata tale da coartare la loro volontà”. Romano e Bazzi, “intercettati in auto dopo i fatti si mostrano tranquilli, sperano che Frigerio si riprenda”. Bazzi “ha quello che una volta veniva definito un ritardo mentale”, ma le sentenze hanno ritenuto entrambi “intelligenti, capaci, astuti”. “Sarebbero stati capaci di mettere in piedi un alibi assai complesso, di evitare di essere intercettati dalla scientifica – sottolinea l’avvocato – Erano a conoscenza delle tecniche del luminol. Sarebbero stati capaci di fingere, di commettere 243 errori, confessando, per tenersi una porta aperta e creare confusione, per poi ritrattare. Avrebbero simulato la loro innocenza fino a un minuto prima della confessione”.

Marzouk: “Convinto dell’innocenza di Rosa e Olindo”

“L’importante è che arrestino i veri colpevoli e che salti fuori la verità”. Lo ha dichiarato Azouz Marzouk al suo arrivo a Brescia per l’udienza di revisione per Olindo Romano e Rosa Bazzi. “Conduco questa battaglia per tutti. Non so se ho avuto nemici in questi anni, posso dire che ho vissuto la mia vita come la sto vivendo adesso: tranquillo e in pace con tutti”, ha proseguito Marzouk, che nella che nella strage di Erba perse la moglie e il figlio di due anni. “Sono convinto dell’innocenza di Rosa e Olindo perché ho letto le carte, ho visto il percorso di questi anni, le cose che sono state fatte, che confermano che c’è qualcosa che non va. Tantissime cose non tornano”, ha concluso Marzouk.

La storia della Strage di Erba

La strage di Erba avvenne l’11 dicembre del 2006. Intorno alle 20:20, in un appartamento di via Diaz a Erba, in provincia di Como, furono assassinate quattro persone: Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio Youssef, due anni, sua madre Paola Galli, 57 anni, e una vicina di casa di Castagna, Valeria Cherubini, 55 anni. Tutte queste persone furono uccise con coltelli e armi contundenti. Il marito di Cherubini, Mario Frigerio, 66 anni, fu colpito alla gola da una coltellata, ma riuscì a salvarsi grazie a una malformazione che aveva alla carotide per la quale riuscì a sopravvivere.

Inizialmente le indagini si concentrarono sul marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, Azouz Marzouk, che aveva precedenti per spaccio di stupefacenti. Si scoprì però presto che al momento degli omicidi Marzouk si trovava in Tunisia, in visita alla sua famiglia di origine. L’8 gennaio del 2007 furono fermati e arrestati Olindo Romano e Rosa Bazzi, vicini di casa di Castagna e Marzouk. Romano e Bazzi confessarono il 10 gennaio.

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