Cinque anni fa l’addio a Massimo Bordin. Reanda, direttrice di Radio Radicale: “Un timido, dotato di un sarcasmo feroce e di una visione politica straordinaria”

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L’annuncio della sua scomparsa non poteva che essere dato via radio. Attraverso quel mezzo al quale Massimo Bordin ha dedicato una vita e la sua inconfondibile voce. Uno dei maestri del giornalismo italiano, Bordin ha salutato tutti cinque anni fa: era il 17 aprile 2019. Ai microfoni di Radio Radicale fu data la triste notizia. Proprio quell’emittente della quale era stato direttore dal 1991 al 2010 e timoniere della famosa rassegna stampa quotidiana e mattutina: Stampa e regime, introdotta dal Requiem di Mozart. Di Bordin sono rimaste indimenticabili le conversazioni domenicali con Marco Pannella e la rubrica Bordin-Line pubblicata su Il Foglio. Critico con il potere, una spiccata ironia, mai una parola fuori luogo: Bordin era soprattutto questo. Professionalità ed educazione, non senza ‘scazzi’. Ma chi non ne ha mai avuti.

Massimo Bordin: maestro di giornalismo

Radio Radicale, diretta oggi da Giovanna Reanda (subentrata ad Alessio Falconio), ha continuato a trasmettere la rassegna stampa. Grazie alla collaborazione di tanti colleghi, nel segno di Bordin. In un mondo dove i mass media sono in messi discussione da molteplici punti di vista. Con due guerre in corso, il post-pandemia, la crisi economica, della politica e della giustizia, con le elezioni europee ed americane alle porte, cosa scriverebbe Bordin? Cosa direbbe, in che modo commenterebbe ciò che sta accadendo? Proprio con la direttrice della storica emittente radiofonica, abbiamo evocato ricordi e aneddoti che hanno dimostrato due cose: Bordin manca ma la sua assenza è presenza. Il suo lavoro è stato un esempio, la prova che è possibile fare del buon giornalismo. Per questo motivo, non a caso dal 2019, esiste il Premio Massimo Bordin, promosso dall’Unione delle Camere Penali.

La perdita di una voce inconfondibile: quella di Massimo Bordin

Quando sono stata assunta a Radio Radicale – ha raccontato Reanda – Bordin si occupava di cronaca giudiziaria. Poi è diventato direttore ed è stato il mio direttore per anni. Dopo il consueto appuntamento con ‘Stampa e regime’ facevamo la riunione di redazione. Ogni giornalista sapeva perfettamente cosa fare. Massimo non entrava mai nel merito professionale di un collega, dava libertà dal punto di vista del metodo. Nessuno aveva dubbi su come muoversi, la linea editoriale era chiara e netta. Ciò che manca di più è la sua visione politica, non solo giornalistica. Era un grande studioso, capace di analisi sopraffine e coglieva spesso nel segno. Certo, non era una amante del politicamente corretto. Il suo sarcasmo era spesso feroce e diceva le cose come stavano. Non faceva sconti a nessuno“.

Massimo Bordin: Il Foglio, Radio Radicale e Marco Pannella

E poi ci sono il Massimo Bordin persona e il metodo-Bordin che i giornalisti di Radio Radicale stanno cercando di portare avanti. “Ci proviamo – ha spiegato la direttrice – bisognerebbe chiedere ai rassegnisti cosa significa fare quel tipo di lavoro. Lui aveva l’abitudine di fare degli schemi particolari, con quella sua grafia unica, piccola e stretta. Di sicuro riconoscibile. Io da Massimo ho imparato tutto. Lui non faceva soltanto l’elenco delle notizie principali, lui faceva dei collegamenti incredibili, dando un filo logico all’intera narrazione. Aveva una memoria impressionante, faceva le citazioni ricordandone persino le pagine. Per questo abbiamo deciso di proseguire con ‘Stampa e regime’ e di farlo con più voci. Anche perché c’è stato solo un Massimo Bordin“.

Massimo Bordin: l’uomo, l’intellettuale, il metodo e la visione

Ha affermato Giovanna Reanda: “Nonostante avesse questa personalità, Massimo era un timido. Una volta, quando ero corrispondente parlamentare, venne in Transatlantico. Fu un raro evento. Sembrava una divinità con i colleghi che lo cercavano e lo riempivano di complimenti. Anche molte donne. E lui era palesemente in imbarazzo. Massimo non amava la visibilità, la mediaticità, essere al centro dell’attenzione. Di sicuro oggi, considerato il contesto nazionale, europeo e globale, i temi a lui cari come quelli della politica, della giustizia e della geopolitica, Massimo inizierebbe a commentarle con uno dei suoi ‘Eh vabbè’, prima di lasciare spazio a una di quelle lunghe pause che ne hanno caratterizzato il modo di comunicare“. E su queste parole abbiamo interrotto la telefonata con la direttrice di Radio Radicale. Il tempo a disposizione era finito ma soprattutto l’emozione e la commozione scatenate dai ricordi avevano preso il sopravvento.

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