Eva Kaili viene a vivere in Italia, questo non è il paese del garantismo ma di Davigo e Woodcock

RMAG news

Eva Kaili ha annunciato che verrà a vivere in Italia. Perché l’Europa e il suo partito non l’hanno difesa dall’attacco che le mosse la magistratura belga e dalle accuse per reati che lei non ritiene di avere commesso, e per i quali, finora, non è emersa alcuna prova. Ha detto che verrà a vivere in Italia perché l’Italia è un paese garantista. Beh…

Penso che abbia ragione l’onorevole Kaili ad essere furiosa con il suo paese, con il suo partito, con il Parlamento del quale fa parte.

Non solo l’hanno lasciata sola, e in pasto alla ferocia della magistratura belga, ma con estrema disinvoltura hanno sfigurato le regole della democrazia e la sacralità del parlamento, stracciando l’immunità alla quale l’onorevole Kaili aveva diritto, senza nemmeno dare un’occhiata alle carte (inconsistenti) che la magistratura portava a sostegno delle accuse.

E subito dopo l’hanno deposta dalla carica di vicepresidente. Credo illegalmente. Comunque con un atto di sottomissione del Parlamento d’Europa nei confronti di un modesto magistrato belga. Poi sapete come sono andate le cose.

Il magistrato che la accusava si è dovuto dimettere perché è stato accertato il conflitto di interesse, e dopo essersi dimesso ha deciso di presentarsi candidato alle elezioni europee. E così si è capito il motivo dell’inchiesta e degli arresti: propaganda politica. E si è capito anche che tutta l’inchiesta era opera molto oscura e fosca di alcuni servizi segreti.

Il magistrato che ora finirà forse al Parlamento europeo è lo stesso che per mesi ha rifiutato alla Kaili gli arresti domiciliari, sapendo che la Kaili era madre di una bambina che non aveva nemmeno compiuto due anni.

La bambina è rimasta senza la mamma per mesi, e quando ha potuto, per natale, entrare in carcere col nonno per salutare la mamma, è stata assaltata dai giornalisti. Volevano intervistarla, anche se la bambina ancora non sapeva parlare.

La Kaili prima dell’interrogatorio è stata sottoposta a leggeri atti di tortura. Abbandonata in una cella piccolissima, gelida, privata anche del suo cappotto, senza un bagno, senza potersi lavare mentre aveva le mestruazioni, senza mangiare e senza bere.

Così si è comportata la polizia e si sono comportate le guardie. Vogliamo dire come si sono comportati gli altri partiti europei, e anche italiani? Vogliamo dare un’occhiata a cosa scrissero i giornali italiani? Tutti – tutti – allineati nel linciaggio. Senza possibilità di dubbi. Tutti a chiedere rigore e a spiegarci come l’arresto della Kaili era solo l’inizio e che poi sarebbe stato arrestato mezzo parlamento europeo.

Erano balle. Ma voi conoscete qualche giornale che abbia difeso la Kaili? Si, il Riformista, che allora dirigevo, e che fece la sua battaglia – solo, solo, solo – contro tutti. Sfidando una travolgente impopolarità. Conoscete qualche parlamentare che andò a trovare in prigione Eva Kaili? Sì, Deborah Bergamini, di Forza Italia e ex condirettrice del Riformista. Lei andò. Solo, solo, solo lei (E le sono molto grato).

Scrivo queste cose per avvisare Eva Kaili. Attenzione, onorevole, se viene qui da noi, naturalmente, siamo felici. Se però pensa di trovare un paese garantista fa un errore madornale. Questo è il paese delle manette, della gogna, dei colpevolisti e dei reazionari. Uniti. Dalla destra estrema ai 5 Stelle.

Non pensi che è il paese di Beccaria e di Manzoni. È il paese di Davigo e di Woodcock. Lei lo sa – onorevole Kaili, perché la tenevano in prigione, lontana dalla sua bambina? Per costringerla a confessare. Lei è una donna forte, ha resistito. Lo sa dove hanno imparato i belgi questo sistema di usare l’arresto come tortura per costringere alla confessione? Dai loro colleghi italiani.

 

 

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