Indro Montanelli: imbrattata di nuovo la statua, vernice viola sul monumento a Milano

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La statua di Indro Montanelli nell’omonimo parco di Milano che porta il nome dello stesso giornalista è stata nuovamente vandalizzata. Questa volta ricoperta da vernice viola con impronte di mani sulla targa posta sulla base del monumento. Non è la prima volta: era successo già diverse volte e nel 2020, nel pieno delle proteste che dagli Stati Uniti, dopo la morte dell’afroamericano George Floyd, si erano estese in tutto l’Occidente. Le statue che celebravano o facevano riferimento al passato colonialista, schiavista o imperialista dedicate a personaggi storici erano state vandalizzate, in alcuni casi imbrattate in altri abbattute. L’episodio aveva scatenato un vero e proprio dibattito e riaperto il caso del madamato del giornalista in Etiopia.

Quando aveva 26 anni Montanelli, soldato in Etiopia, era comandante di compagnia del XX Battaglione Eritreo. Comprò dal padre e sposò una 12enne abissina di nome Destà, una vicenda che raccontò lui stesso nel libro XX Battaglione Eritreo. Quel tipo di contratto era noto come madamato, una relazione more uxorio in territorio coloniale. “RAZZISTA STUPRATORE”, la frase che era comparsa nel maggio del 2020 alla base della statua. L’azione era stata rivendicata dal collettivo studentesco Rete studenti Milano.

Il madamato di Montanelli in Etiopia

“Fino alla fine dei suoi giorni Montanelli – Soldato in Etiopia, negli anni Trenta – ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale”. L’associazione antifascista già un anno prima aveva chiesto la rimozione del monumento dai giardini che dal 2002 portano il nome del giornalista, quella volta in occasione della festa della donna dell’8 marzo. Già nel 2012 presso il monumento venne ritrovato un finto ordigno e la scultura fu rigata con della pittura rossa. L’associazione femminista “Non una di meno” aveva lanciato vernice rosa lavabile nel 2019. Sul posto, nel parco, giovedì mattina è intervenuta la Digos.

La destra a difesa di Indro Montanelli

“La statua di Indro Montanelli, nei giardini pubblici che portano il suo nome, è stata nuovamente vandalizzata da qualche cretino che pensa di poterne infangare la memoria con vernice colorata”, la denuncia di Samuele Piscina, segretario provinciale della Lega e Consigliere Comunale di Milano in una nota. “Il buonismo della sinistra nei confronti degli ecovandali ha come conseguenza questi continui atti vandalici in tutta la città. Milano merita rispetto e chi imbratta dovrebbe pagare caro e non essere coccolato. Invece, a più riprese la statua di bronzo è stata ripulita a spese dei milanesi attraverso le tasse e tariffe in continuo aumento grazie alla stessa sinistra che governa la città. Chiediamo ancora una volta al Sindaco Sala di dare fine al suo mutismo di fronte a questi continui soprusi. Milano merita un Sindaco che non lasci passare impunite questo tipo di azioni”.

Anche Fratelli d’Italia ha colto l’occasione per attaccare il sindaco Sala. La statua “è costantemente minacciata da femministe improvvisate e gruppi che sostengono ardentemente la cancel culture, come accade negli Stati Uniti d’America contro la figura di Cristoforo Colombo. Di fronte a questo ennesimo episodio vandalico è necessario presidiare il parco e l’intera zona. La giunta condanni il gesto: basta tollerare coloro che vandalizzano i monumenti in città”, si legge in una nota il capodelegazione di FdI-Ecr al Parlamento Europeo, Carlo Fidanza, e il consigliere comunale di FdI a Milano Francesco Rocca.

Lo scontro in tv con Elvira Banotti

A proposito del caso di madamato di Indro Montanelli è diventato emblematico lo scontro che il giornalista ebbe negli studi della trasmissione Rai L’ora della verità di Gianni Bisach. “In Europa si direbbe che lei ha violentato una bambina di 12 anni, quali differenze crede che esistano di tipo biologico o psicologico in una bambina africana?”, le parole della giornalista e scrittrice italiana nata ad Asmara Elvira Banotti che per lunghi tratti lasciò Montanelli senza parole.

A difesa del giornalista, nei giorni del dibattito nel 2020, si schierò la firma del Corriere della Sera e allievo di Montanelli Beppe Severgnini. “Montanelli poi capì l’ingiustizia e l’anacronismo di quel legame; ma non negò, né rimosse, la vicenda. La giovanissima Destà andò poi in sposa a un attendente eritreo, e con lui fece tre figli: il primo lo chiamarono Indro”. Per Severgnini “se un episodio isolato fosse sufficiente per squalificare una vita, non resterebbe in piedi una sola statua. Solo quelle dei santi, e neppure tutte”.

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