Julian Assange libero, il fondatore di WikiLeaks patteggia con gli Usa e lascia il carcere dopo 5 anni: è in Australia

RMAG news

Julian Assange sarà presto un uomo libero. Il 52enne australiano, fondatore di WikiLeaks, ha concordato un patteggiamento con il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti in base al quale si dichiarerà colpevole della divulgazione di segreti militari e diplomatici e potrà tornare in libertà nella sua Australia dopo aver trascorso gli ultimi cinque anni nella prigione di massima sicurezza britannica di Belmarsh.

In base all’accordo di patteggiamento, depositato presso un tribunale distrettuale delle Isole Marianne settentrionali ma che deve essere ancora convalidato dal sistema giudiziario americano, circostanza che dovrebbe avvenire nella giornata di mercoledì, il dipartimento di Giustizia Usa chiederà per Assange una condanna a 62 mesi di carcere, di fatto già scontati in Inghilterra.

Lo scandalo WikiLeaks

Assange è accusato di cospirazione ai fini di ottenere e distribuire illegalmente materiali classificati relativi alla difesa nazionale: l’attivista, giornalista ed hacker australiano pubblicò nel 2010 migliaia di documenti riservati e segreti che rivelavano l’operato delle forze armate statunitensi in Iraq, le attività di spionaggio Usa ai danni dei Paesi alleati, fino alle irregolarità delle primarie del Partito democratico Usa nel 2016.

L’arresto di Assange

I primi problemi legali per Assange arrivarono quello stesso anno: il di WikiLeaks venne arrestato nel Regno Unito per presunte violenze sessuali sulla base di un mandato d’arresto spiccato da un tribunale di Stoccolma. Appena ottenuta la libertà provvisoria, il dicembre di quell’anno, Assange si rifugiò nell’ambasciata londinese dell’Ecuador, sostenendo che le accuse a suo carico fossero un pretesto per estradarlo negli Stati Uniti.

Le accuse di stupro vennero presto ritirate, ma Assange trascorse all’interno dell’ambasciata i sette anni successivi, prima di essere arrestato dalle autorità britanniche con l’accusa d’aver violato le condizioni della libertà vigilata che gli era stata concessa nel 2010.

Dopo 13 anni di battaglia legale, con gli Stati Uniti che non hanno mai mollato la prese su Assange, accusato di aver pubblicato documenti che avrebbero messo a rischio l’incolumità del personale dell’intelligence americana, per il fondatore di WikiLeaks arriva l’attesa libertà. Se Assange stato ritenuto colpevole di tutti e 18 i capi di accusa che gli erano stati contestati dagli Stati Uniti, avrebbe rischiato una condanna fino a 175 anni di carcere.

Assange libero

Come comunicato su X dalla stessa WikiLeaks, Assange ha già lasciato il Regno Unito nella giornata di ieri. Il fondatore di Wikileaks “ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh la mattina del 24 giugno, dopo avervi trascorso 1901 giorni. Gli è stata concessa la libertà su cauzione dall’Alta corte di Londra ed è stato rilasciato nel pomeriggio all’aeroporto di Stansted, dove si è imbarcato su un aereo ed è partito dal Regno Unito”, si legge in un comunicato pubblicato sull’account X dell’organizzazione.

“Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato”, viene specificato da Wikileaks. “Assange dopo più di cinque anni in una cella di 2×3 metri, isolato 23 ore al giorno, presto si riunirà alla moglie Stella Assange e ai loro figli, che hanno conosciuto il padre solo da dietro le sbarre”, conclude la nota.

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