Morti sul lavoro, così la destra ha allentato la sicurezza

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Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, lo ha dichiarato senza mezze parole: “L’incidente di Suviana si poteva evitare. Un anno fa la nostra organizzazione sindacale denunciò il fatto che non si intervenisse sulla sicurezza, ci sono documenti presentati sui quali si diceva che la sicurezza non era al massimo. Dopo un anno è purtroppo arrivata la tragedia”.

Come ha spiegato Ilvo Sorrentino, segretario nazionale della Filctem-Cgil e delegato ai settori elettrico e gas acqua, “a noi risulta che gli appalti siano qualificati, semmai la questione da affrontare è che il settore idroelettrico, strategico per il Paese, va avanti senza investimenti specifici né in formazione né in sicurezza”.

Naturalmente si dovrà attendere la chiusura delle indagini per trarre un giudizio definitivo. Perché le aziende interessate hanno sempre avuto attenzione alla tematica della sicurezza. Ma sono evidenti le buone ragioni per le quali Cgil e Uil, che ieri hanno attuato uno sciopero, avevano già proclamato un’agitazione per il 30 aprile su questo tema.

Certo è che, come sottolineano i sindacati dei lavoratori, in un breve volgere di tempo abbiamo avuto una serie di stragi: quella sui binari di Brandizzo, quella nel cantiere di un supermercato in costruzione a Firenze e, ora, alla centrale idroelettrica di Suviana.

Si tratta di episodi che mi riportano al periodo in cui ero ministro del Lavoro nel secondo Governo Prodi e accaddero eventi terribili come, nel 2007, l’incendio alla ThyssenKrupp di Torino e, nel 2008, l’esplosione allo stabilimento Umbria Olii di Campello sul Clitunno.

Episodi da cui traemmo la forza per portare a conclusione, nonostante il fatto che il Governo fosse caduto, il Decreto 81, noto come Testo Unico su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Testo, paradossalmente, non ancora integralmente applicato perché ci sono alcune Deleghe in sospeso sedici anni dopo.

Io sono abituato ad analizzare i dati anche in chiave storica e osservo che, se negli anni 60 morivano più di 4mila lavoratori all’anno, oggi, ogni giorno, abbiamo ancora tre vittime sul lavoro: mille all’anno.

Ancora una strage che non si riesce a fermare. Il salto che va fatto è sicuramente di natura legislativa, contrattuale ma, soprattutto, di applicazione delle nuove tecnologie della digitalizzazione e dell’Intelligenza Artificiale al fine della tutela dell’integrità psicofisica dei lavoratori e non solo per l’aumento della produttività. Ma in quale direzione andiamo veramente?

Il Governo ha fatto nuovi interventi su questa materia dopo l’incidente mortale di Firenze, in merito ai quali è necessario fare una critica: proprio il nostro Decreto 81, all’articolo 27, prevedeva la ormai famosa “patente a punti” per le imprese. Ora, quello strumento è stato convertito in una “patente a crediti”.

Dunque, con questa scelta si dà la facoltà all’impresa inadempiente, che ha registrato infortuni, di recuperare l’attività e tornare a concorrere negli appalti passando attraverso corsi di formazione e seminari in materia di sicurezza e legalità.

Non solo: la patente a crediti è relegata al solo settore dell’edilizia, mentre nel Decreto 81 essa riguardava tutti i settori produttivi. E il collaudo di una turbina, ossia il caso di Suviana, nulla ha a che fare con il settore edile.

Dunque, l’azione del Governo ha fatto un apparente passo avanti. Che ha, invece, ridimensionato una normativa elaborata 16 anni fa. Non è questa la strada per affermare veramente la sicurezza sul lavoro.

Torniamo allo spirito del Decreto 81 che possiamo sintetizzare in tre parole: prevenzione, formazione e repressione. Ma è sulla prevenzione e sulla formazione che si gioca soprattutto la partita. Il che presuppone, come scelta di fondo, la qualità del lavoro e la centralità della risorsa umana. Se non ora, quando?

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