Tropico in concerto a Piazza del Plebiscito, la mappa di Napoli nelle canzoni di Davide Petrella

RMAG news

Città che scorre, che urla, che dorme, che veglia, che coccola, che ferisce. Città che aspetta, che sfugge, che parla, che accompagna. Città che c’è sempre e città che canta. C’è spesso e volentieri Napoli nelle canzoni di Davide Petrella in arte Tropico che venerdì 28 giugno sarà in concerto nella piazza più importante e iconica: Piazza del Plebiscito. Come lo storico concerto di Pino Daniele nel giorno di San Gennaro del 1981, a quasi un anno dalle quattro giornate di LIBERATO, a pochi giorni da Renato Zero e soprattutto dalle otto date di Gigi D’Alessio. Punto d’arrivo, turning point, una bandierina piantata.

Dopo anni a scrivere tormentoni per altri, canzoni vincitrici a Sanremo. Ad anni di distanza da quei primi sogni di rock’n’roll in periferia, a Marano, Napoli Nord. Dopo l’alba del progetto Tropico che in un paio d’anni lo ha rivelato al grande pubblico anche come interprete oltre che come autore per gli altri. “Tutto quello che succede alla mia musica lo decidono le persone, nessun altro”. Petrella ci tiene sempre a ricordare un movimento cresciuto dal basso. Lo scorso dicembre il sold out al Palapartenope – arrivò anche Cesare Cremonini, venerdì anche ospiti e amici come Achille Lauro, Elisa, Franco126, Elisa e Ghali e altre sorprese.

Alla vigilia dell’evento abbiamo buttato giù la mappa di Napoli che viene fuori dalle canzoni di Tropico. Napoli che è stata iper-cantata almeno quanto è stata iper-raccontata in questi anni. Città che seduce e che inganna, profonda e paracula. Un percorso dolce e amaro che sboccherà venerdì in Piazza del Plebiscito. Perché Tropico lo sa che: è importante avere una visione.

La mappa di Napoli di Tropico

Start da Marano, Zona Nord. Quella che canta nell’omonima canzone contenuta in Chiamami quando la magia finisce. “Siamo scappati mille volte da questa città, e dove andiamo se poi ritorniamo sempre?”. Marano, tra i Comuni più popolosi dell’area Nord, sui Camaldoli, agro giuglianese, ciliegie Arecca e mele annurche, dove il bambino giocava a pallone e già sapeva: nella vita avrebbe scritto canzoni. La provincia come un film dei Garage Days da adolescente, amplificatori sparati a palla ed Electric Ladyland. “Certe volte sogno e vedo sempre il mio quartiere”, questa è Non esiste amore a Napoli – che poi, parliamone: c’è sempre un amore che corre nella città di Tropico.

Bagnoli, quartiere nell’area ovest, è quello della famigerata e irrisolvibile Italsider, acciaieria dismessa all’inizio degli anni ‘90. Ancora in attesa di recupero e riqualificazione. Ci si passa per mezzo in Dint’o scuro. E Bagnoli Futura, la società di trasformazione urbana incaricata della riconversione, compare in Nun ce sta poesia.

È meglio evitare negli orari di punta Corso Malta, uscita funzionale del Centro Direzionale e quella più prossima alla Stazione Centrale verso la tangenziale. Parecchio traffico, troppo traffico. “Corso Malta, nuova Babilonia”, ancora Dint o scuro.

Piazza Garibaldi: la piazza della stazione dei treni e del terminal dei bus. Piazza da pochi anni riqualificata, comunque abbandonata, piazza anche multietnica, simbolo di una Napoli che cambia ed evolve e si mescola nel romanzo di Ermanno Rea Napoli Ferrovia. “Ti giuro che ogni volta che parti vorrei sparisse Piazza Garibaldi” dalla canzone omonima da Non esiste amore a Napoli.

Che m’è lassat a fa, sparata fuori nell’estate del 2023, singolo di Chiamami quando la magia finisce, è stata il salto in lungo di Tropico. E forse la sua canzone più napoletana. Attacco killer, come i dribbling di Khvicha Kvaratskhelia fresco di vittoria dello Scudetto che pure l’attraversa. E la Certosa di San Martino, che domina dalla collina del Vomero con Castel Sant’Elmo. E che ogni anno ospita la Notte prima degli esami dei maturandi napoletani.

Ai Campi Flegrei non solo bradisismo ma anche l’antro della Sibilla, la sacerdotessa di Apollo che profetizza il futuro perfino a Enea. “Che ne sai, magari è tutta un’avventura, tutta la poesia sta in una notte scura, come la sibilla a Cuma ma è meglio non sapere”. Ancora Nun ce sta poesia.

Capodichino brilla pure di notte, come te”. Sarà anche soltanto per l’Aeroporto Internazionale. Si vola in Gotha.

E cose ca fann sunnà si possono trovare a Piazza del Gesù, una delle più emblematiche del Centro storico, Patrimonio UNESCO, con l’obelisco dell’Immacolata, il palazzo Pandola, il palazzo Pignatelli di Monteleone, la chiesa delle Clarisse, la Chiesa del Gesù Nuovo costruita sul Palazzo Sanseverino, il Monastero di Santa Chiara, il liceo Genovesi e il liceo Eleonora Pimentel Fonseca. Oppure al Buvero, il rione popolare del bordo di Sant’Antonio Abate, tra Porta Capuana e Piazza Carlo III, sede di uno dei più antichi e caotici mercati della città.

A via Marina ci si può perdere, “quando è troppo tardi per tornare a casa, quando ogni cosa non è illuminata e non ti vedo più”, vedi Chiamami quando la magia finisce. Certo è difficile, sulla litoranea a sud dei quartieri Porto e Pendino, collegamento più veloce tra porto, centro, zona est. Sempre che non “lo hai detto tu solo quando mi perdi, ti accorgi che allora sì, ca me vuò bene”.

Alle 13 scese portateci lei, o lui. Parcheggiate, affacciatevi alla ringhiera, godetevi il panorama del golfo. Stappate una birra, accendete una sigaretta, non per forza: soprattutto abbracciare da dietro, guardando il mare. 13 scese ci vogliono da quel terrazzino buono per la melassa e per Instagram per scendere a Mergellina. Andarci da soli è pura malinconia: e infatti è ancora Chiamami quando la magia finisce.

Come il sogno del centro turistico balneare polivalente, la Dubai napoletana, villette a vista mare e centri commerciali, otto grattacieli: tutto un fallimento, un miraggio. “Ti tengo stretta, è tutta un’illusione come Villaggio Coppola”. Così com’è un’Ammore pe na sera, l’ultimo singolo, l’ultimo inedito pubblicato da Tropico prima del live a Piazza Plebiscito.

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