Canale Ben Gurion: cos’è il progetto di un Suez Bis, cosa c’entrano Israele e Gaza, il complottismo

Canale Ben Gurion: cos’è il progetto di un Suez Bis, cosa c’entrano Israele e Gaza, il complottismo

Spopolare il nord della Striscia di Gaza, ripulirla per realizzare una delle più grandi infrastrutture al mondo. Dopo gli attacchi dello scorso 7 ottobre di Hamas nel sud di Israele che hanno provocato la violenza reazione dello Stato Ebraico è tornato di attualità un vecchio progetto, morto e sepolto anche se mastodontico: la costruzione di un canale artificiale che raddoppiasse quello di Suez. Il canale Ben Gurion. Se ne legge in termini puramente informativi su alcuni media, se ne scrive in altri decisamente più complottisti su altri.

Il punto è che il progetto avrebbe previsto un canale che dal Mar Rosso arrivasse fino al Mediterraneo sfociando poco più a nord di quella che sarebbe diventata la Striscia di Gaza. Secondo alcune ricostruzioni tuttavia il progetto sarebbe stato in qualche maniera aggiornato con la foce dell’infrastruttura prevista nel Nord della Striscia di Gaza: ovvero nella zona in gran parte distrutta, rasa al suolo, insanguinata dall’intervento via terra e via aria dell’Idf. Quello che suggeriscono queste ricostruzioni è che l’ostacolo principale alla costruzione del canale di Suez bis sia soltanto uno: la presenza dei palestinesi.

La storia del Canale di Suez

I canali navigabili sono diventati sempre più importanti a partire dal XIX secolo. Il Canale di Suez, che collega il Mediterraneo e il Mar Rosso, fu inaugurato il 17 novembre 1869. Due anni dopo venne formata la Compagnia del Canale di Suez. Oltre 160 chilometri a tagliare l’istmo di Suez, nel 1888 venne dichiarato zona neutrale, con garanzia di libero accesso a tutte le navi, per via della sua importanza strategica. Ci passa il commercio petrolifero. Per la stessa importanza nell’autunno del 1956 esplose la crisi che fece tremare il mondo intero.

L’Egitto reclamava la gestione del canale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Gamal Abdel Nasser nel luglio del 1956 annunciò la nazionalizzazione, una dimostrazione di forza contro l’imperialismo occidentale. Francia e Inghilterra, che non volevano perdere la proprietà del canale, reagirono. Lo stesso fece Israele che da tempo non aveva accesso al passaggio per lo scontro in corso da quasi dieci anni con Il Cairo. L’intervento militare partì a fine ottobre. Israele prese controllo della penisola del Sinai nel giro di pochi giorni, Francia e Regno Unito arrivarono a presidiare il canale. Nasser fece affondare una quarantina di navi egiziane nel canale rendendolo inutilizzabile per mesi.

5-12-1951 Archivio Storico Nella foto: Suez Canale di Suez, la strada che dal Cairo conduce a Tel El Kabir, luogo particolarmente adatto alle imboscate, la polizia Britanica fa scendere tutti passeggeri degli autobus e li perquisisce

Sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica si opposero all’invasione, le Nazioni Unite lanciarono un appello alle truppe straniere al ritiro. Londra lasciò per prima, seguita da Parigi e Tel Aviv. Il canale passò sotto il pieno controllo egiziano nel 1956, dopo una breve gestione dell’ONU. Venne riaperto nel marzo del 1957. Israele rimase tagliata fuori. La crisi fu un successo per Nasser e il suo ideale di panarabismo. 12% del commercio mondiale, il 20% delle navi. Circa 10 miliardi di dollari all’anno. Il progetto di raddoppiare Suez voleva portare il canale a sfociare in un territorio giudicato meno irritabile, nevrotico, instabile dell’Egitto per l’Europa e l’Occidente. E avrebbe cancellato il monopolo de Il Cairo.

Il canale Ben Gurion

Al progetto venne dato il nome del fondatore di Israele. Circa 293 chilometri, quasi di un terzo più lungo di quello di Suez. Costi indefiniti, tra 16 e 55 miliardi di dollari. Il Ben Gurion avrebbe collegato Eilat sul golfo di Aqaba con il Mediterraneo a nord di Gaza. Il percorso attraversava il confine tra Israele e Giordania, la valle del Wadi ‘Araba per circa 100 chilometri tra i monti desertici del Negev e gli altopiani giordani, virava a occidente prima del bacino del Mar Morto, prima di scendere a nord e sfociare a nord della Striscia di Gaza.

Il memorandum riservato sul progetto del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti risale al 1963 ed è stato declassificato nel 1996. Secondo quanto riportato, non era esclusa l’ipotesi di far ricorso a bombe nucleari per scavare il letto del canale, per ammortizzare i costi della costruzione. Soltanto nei pressi del Mediterraneo non sarebbe stato possibile: per via della “popolosa Beersheba e dell’adiacente Gaza”.

Il complottismo sul canale Ben Gurion

Già durante la crisi del 1956 in un memorandum il direttore della CIA Allen Dulles proponeva grande cautela sul progetto. “È già evidente che il governo di Israele proverà a sfruttare l’attuale situazione nel Mediterraneo orientale per raggiungere il maggior numero possibile di obiettivi. Sembra altrettanto chiaro che mescolare la questione palestinese con la questione del canale in questo momento non farebbe che complicare ulteriormente entrambe le questioni”. Com’è prevedibile, giudizi e pronostici sul progetto cambiano a seconda del media su cui si legge.

Per esempio, su Middle East Monitor: “L’unica cosa che impedisce al progetto appena rivisto di essere ripreso e approvato è la presenza dei palestinesi a Gaza. Per quanto riguarda Netanyahu, stanno ostacolando il progetto; un progetto che potrebbe fruttargli il perdono a Tel Aviv per le carenze di intelligence e militari del 7 ottobre. Tuttavia, il suo traditore gioco di prestigio non sarà mai perdonato o dimenticato dal popolo palestinese, visti gli orrori che sono scesi su Gaza nelle ultime settimane”. Una possibilità rilanciata per esempio anche dal Jordan Times.

Non è chiaro da dove sia tratta l’informazione secondo cui il nuovo progetto dovrebbe passare per il nord della Striscia di Gaza. La suggestione si aggiunge ai furiosi scontri che i ribelli sciiti Houthi dello Yemen hanno intrapreso contro le navi israeliane e occidentali nel Mar Rosso in sostegno alla causa palestinese. Per dare una misura di quanto il progetto potrebbe rivoluzionare gli equilibri mondiali, basta ricordare quello che è successo con la Ever Given nel 2021, quando la nave da 224mila tonnellate si incagliò nel canale.

In this photo released by Suez Canal Authority, the Ever Given, a Panama-flagged cargo ship is accompanied by Suez Canal tugboats as it moves in the Suez Canal, Egypt, Monday, March 29, 2021. Salvage teams on Monday set free a colossal container ship that has halted global trade through the Suez Canal, bringing an end to a crisis that for nearly a week had clogged one of the world’s most vital maritime arteries. (Suez Canal Authority via AP)

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