È morta Maryse Condè: la scrittrice guadalupana Nobel alternativo, la “penna dell’orgoglio nero”

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Libération l’ha definita “la penna dell’orgoglio nero”. Maryse Condé è morta la scorsa notte nel sonno all’ospedale di Apt, nel sud della Francia. A dare la notizia all’agenzia France Presse il marito Richard Pilcox. Aveva compiuto 90 anni lo scorso 11 febbraio. Ha scritto una trentina di libri sull’Africa, sulla schiavitù e ha insegnato a lungo negli Stati Uniti. Era diventata molto nota in Francia con Segù e nel 2018 era stata insignita del cosiddetto “Premio Nobel alternativo”.

Condé era nata a Pointe-à-Pitre, nell’isola antillana, dipartimento d’oltremare della Repubblica francese. Aveva studiato alla Sorbona e aveva vissuto in diversi Paesi in Africa: in Costa d’Avorio, Senegal, Ghana. Amava ripetere che il continente africano le aveva dato “l’orgoglio di essere nera”. Ha insegnato negli Stati Uniti alla Columbia e a Berkley, prima di ritornare definitivamente in Francia, in Provenza. Esordì nella narrativa soltanto a quarant’anni, diventando un punto di riferimento nella letteratura franco-caraibica e non solo.

Chi era Maryse Condé

Quando nel 2018 il Premio Nobel venne travolto dagli scandali e venne sospeso, Condé venne insignita del cosiddetto “Premio Nobel Alternativo” conferitole dalla Nuova Accademia di Stoccolma per la sua opera che descrive “con un linguaggio preciso (…) le devastazioni del colonialismo e il caos del postcolonialismo”. Dedicò il premio al suo “Paese”. Secondo Libération la scrittrice soffriva da anni a causa di una grave malattia degenerativa.

L’opera di Maryse Condé

Condé ha scritto romanzi come Segù (Edizioni Lavoro, 1988 e 1994), l’opera che la consacrò al grande pubblico. E quindi Io, Tituba, strega nera di Salem (Giunti, 2001), l’autobiografia La vita senza fard (La Tartaruga, 2019). È stata insignita nel 2018 del New Academy Prize in Literature. Condé ha scritto romanzi, opere teatrali, libri per bambini, memoir e saggi. Giunti ha pubblicato nel 2022 in Italia Il vangelo del nuovo mondo (traduzione di Silvia Rogai). L’opera che l’autrice aveva annunciato come la sua “ultima”, una rilettura in chiave contemporanea e multiculturale delle sacre scritture.

“Penso che lo scrittore sia libero di trarre ispirazione da dove vuole – dichiarava in un’intervista al settimanale La Lettura de Il Corriere della Sera – Violare questa libertà è un reato grave. Quindi io, venendo da un’entità piccola come la Guadalupa, dovrei parlare solo di certi argomenti. Al contrario, penso che il mondo mi appartenga e che abbia il diritto di scrivere di tutto ciò che mi preoccupa o mi diverte”.

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