La Pietà della Striscia di Gaza: la storia dietro la foto vincitrice del World Press Photo

RMAG news

È diventata per tutti, per tutto il mondo, da subito “la pietà di Gaza”: lo scatto vincitore della 67esima edizione del World Press Photo riprende una donna che abbraccia il cadavere della nipotina, uccisa in un bombardamento israeliano. A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece è stata scattata dal reporter palestinese Mohammed Salem, si è aggiudicata la 67esima edizione del concorso di fotogiornalismo più noto al mondo.

Lo scatto singolo dell’anno risale all’ottobre scorso, ad appena una decina di giorni dopo gli attacchi di Hamas che hanno scatenato la reazione di Israele. Le vittime dello Stato Ebraico nella Striscia sfiorano ormai le 34mila vittime secondo i dati riportati del ministero della Sanità di Hamas. Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), le donne e i bambini palestinesi rappresentano oltre i due terzi del bilancio delle vittime.

La storia della Pietà di Gaza

L’autore è nato nel 1985, è un fotogiornalista palestinese che vive nella Striscia di Gaza. Ha studiato alla Gaza University e collabora con Reuters dal 2003. Ha lavorato anche in scenari internazionali. Ha vinto nel 2004 il China International Photo Contest, due volte il Pictures of the Year International nel 2008 e nel 2023, il Dubai Press Club media award. Ha parlato dello scatto come “un momento potente e triste che riassume il senso più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza”.

Inas Abu Maamar, 36 anni, culla il corpo della nipote Saly, 5 anni, uccisa insieme con altri quattro membri della famiglia, inclusa la sorella e la madre, da un missile israeliano che ha colpito la loro casa a Khan Younis, nella Striscia, lo scorso 17 ottobre. Per la posa e le emozioni che trasmette è stata soprannominata “la pietà di Gaza”. Il fotografo ha scattato la foto nell’obitorio dell’ospedale Nasser, dove i residenti si recavano alla ricerca dei parenti scomparsi. La giuria ha riconosciuto come questo fotografo fosse stato premiato sulle tensioni e la guerra in Palestina quasi dieci anni fa, “sottolineando la continua lotta per il riconoscimento di una questione così urgente”.

 

Il World Press Photo

“La giuria – si legge nel commento della giuria – è rimasta profondamente commossa dal modo in cui questa immagine evoca una riflessione emotiva in ogni spettatore. Composto con cura e rispetto, offre allo stesso tempo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile. Ambientato in un contesto medico geograficamente distante, risuona a livello globale, esortandoci ad affrontare la nostra desensibilizzazione sulle conseguenze dei conflitti umani. L’immagine è stratificata e rappresenta la perdita di un bambino, la lotta del popolo palestinese e i 31.000 morti in Palestina. Simbolica del prezzo del conflitto, l’immagine fa una dichiarazione sull’inutilità di tutte le guerre”.

Quattro in tutto le categorie più importanti del contest: oltre alla World Press Photo of the Year per la miglior foto singola, il World Press Photo Story of the Year, per la migliore storia, vinto da Lee-Ann Olwage per Valim-babena; il World Press Photo Long-Term Project Award, per il miglior progetto a lungo termine, vinto da Alejandro Cegarra per The Two Walls; e il World Press Photo Open Format Award, per il miglior progetto Open Format, vinto da Julia Kochetova per War Is Personal. Le foto vincitrici nel 2024 sono state selezionate tra 61.062 candidature presentate da 3.851 fotografi provenienti da 130 paesi.

 

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