Vasco Rossi: “Meloni? Ha detto cose vergognose e assurde. Quando mi arrestarono tanti erano contenti”

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Vasco Rossi ha rilasciato un’intervista fiume a Il Corriere della Sera. Ricca di spunti, di aneddoti, di punti di vista sull’attualità e sulla politica, sulle canzoni. Dopo cinque anni tornerà a San Siro, lo stadio di Milano. Sette date, già tutte sold out. “In effetti è un bel record, non esistono paragoni al mondo. Come se avessi vinto 36 scudetti. Forse meriterei una Coppa dei Campioni…”. Rossi conserva ancora il record per un concerto con spettatori paganti, con il suo evento del 2017 a Modena Park. Non ha risparmiato una stilettata alla premier, Giorgia Meloni: “È certamente simpatica, adesso sono tutti un po’ innamorati. Ma per decenni ha detto cose assurde, vergognose, irresponsabili. Che non si cancellano”.

Rossi ha ricordato il padre Giovanni Carlo, camionista: tra i 600mila internati militari in Germania che si rifiutarono di combattere per il Terzo Reich di Adolf Hitler. Il padre gli diede il nome dell’uomo che lo salvò dal lager. Il rocker di Zocca ha espresso anche una posizione non banale sulla guerra in Medio Oriente: meno banale rispetto a quella di tanti osservatori ed editorialisti.

“Io rifiuto di schierarmi come se fosse una partita di calcio, Israele contro Palestina. Gli ebrei, dopo quello che hanno sofferto, hanno diritto a uno Stato. ‘Free Palestine’ è un bello slogan, da anime belle; ma se implica la distruzione dello Stato di Israele, allora sarebbe più onesto dirlo. E alla distruzione di Israele io mi ribello. Leggo cose superficiali, in cui non mi riconosco; io sono semplice, non facile. Mi hanno dato del sionista, ma io non so neppure cosa voglia dire. So che se mettessi il like a ‘Palestina libera’ mi amerebbero tutti; ma io non sono fatto così. Se avessi voluto piacere a tutti, non avrei scritto C’è chi dice no o Gli spari sopra. Questo ovviamente non mi impedisce di piangere le vittime civili di Gaza, e di criticare i bombardamenti di Netanyahu, che è pure lui una specie di fascista”.

Ha ricordato quando venne arrestato: “Cinque giorni di isolamento. Giorni infiniti, minuti lunghissimi. Non passava mai. Cercavo di dormire, mi svegliavo credendo di aver fatto un brutto sogno; infine realizzavo che era tutto vero. Poi altri 17 giorni di galera. Solo De André venne a trovarmi, con Dori. Pannella mandò un telegramma. Fu l’occasione per resettarmi. Mi sono disintossicato da solo, senza bisogno di andare in comunità. Dopo la galera sono tornato a casa, a Zocca, e non ne sono uscito per otto mesi. Senza anfetamine non riuscivo ad alzarmi dal letto. E in tanti erano contenti”.

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