Spagna, Sánchez valuta le dimissioni dopo l’indagine sulla moglie: “Macchina del fango dalla destra”

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Con una lettera destinata agli spagnoli pubblicata sui suoi canali social ufficiali il primo ministro Spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che sospenderà le sue attività istituzionali fino al 29 aprile quando terrà una conferenza stampa in cui comunicherà la sua decisione. Possibile che il primo ministro si dimetta dopo la notizia dell’indagine per influenze illecite che coinvolge la moglie Begoña Gómez. “La destra vuole trasformare la politica in un pantano. Ho bisogno di fermarmi a riflettere”, ha scritto Sanchez. In caso di dimissioni, il Congresso potrebbe eleggere un nuovo premier e ricomincerebbero le consultazioni dei partiti con il re. In alternativa si potrebbero convocare nuove elezioni generali.

La notizia dell’indagine, aperta lo scorso 16 aprile, è diventata nota mercoledì scorso. Riguarda i presunti rapporti tra Gómez e alcune aziende private che hanno ricevuto fondi e appalti pubblici dal governo. È stata aperta dopo una denuncia del sindacato, con posizioni di estrema destra, Manos Limpias. Secondo l’accusa Gómez avrebbe sfruttato la sua relazione con il primo ministro spagnolo per favorire un’azienda privata, Globalia, che possiede la compagnia aerea spagnola Air Europa. L’azienda ha ricevuto un finanziamento governativo di 475 milioni di euro dal fondo SEPI, creato dal governo di Madrid per sostenere le cosietà in difficoltà dopo la pandemia da covid-19. All’epoca dei fatti contestati l’accusata era a capo della fondazione IE Africa Center.

La decisione di Sánchez

Il primo ministro ha respinto le accuse come “falsità“, ha accusato una “strategia di demolizione che va avanti da mesi: la destra e l’estrema destra non hanno accettato il risultato elettorale” e “hanno oltrepassato la linea del rispetto alla vita familiare di un premier”. Ha accusato che la moglie è attaccata “non perché abbia fatto qualcosa di illegale, ma per essere mia moglie” e di essere attaccato per rappresentare “un’opzione politica progressista appoggiata da milioni di spagnoli alle elezioni”. Ha ribadito di essere “un uomo profondamente innamorato di mia moglie che vive con impotenza il fango che le spargono addosso giorno dopo giorno”. I ministri e la coalizione di sinistra Sumar, alleata dei socialisti al governo, hanno espresso solidarietà e sostegno al primo ministro.

Le reazioni all’annuncio di Sánchez

Attacchi dal Partito Popolare. “Si tratta di una negligenza senza precedenti e siamo già sulla stampa internazionale: non ho mai visto una cosa del genere in vita mia”, le parole del presidente Alberto Núñez Feijóo. “Stiamo assistendo a una nuova vittimizzazione e a una nuova recita del presidente del governo”, hanno commentato fonti del partito di estrema destra Vox: Sanchez è “lo stesso che ha commesso la più grande corruzione politica: comprare la sua investitura dando l’amnistia ai criminali. Lo stesso che ora cerca di vittimizzarsi per coprire il pantano di corruzione che inonda il suo mandato”. Dal leader indipendentista catalano Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat catalana, il consiglio di sottoporre la questione alla fiducia.

“Ora più che mai dobbiamo essere fermi di fronte a Madrid e alle sue infinite crisi politiche, perché ciò che è veramente in gioco è il futuro politico della Catalogna, non quello di un partito o di un primo ministro”, ha scritto su X il politico catalano. Il progetto di legge di amnistia per gli indipendentisti catalani è in discussione alle Cortes. La norma permetterebbe il rientro in Spagna di Puigdemont, da tempo a Breuxelles, in Belgio, in una sorta di esilio autoimposto. Se si dovesse andare di nuovo alle urne tutto il progetto e l’approvazione del testo sarebbero a rischio.

Chi è Pedro Sánchez

Sánchez è al suo terzo governo da primo ministro, ha 52 anni ed è in carica dal 2018. Guida un governo di minoranza. Alle ultime elezioni il suo partito, il Partito Socialista, era risultato il più votato ma aveva ottenuto la fiducia soltanto dopo lunghissimi negoziati con partiti autonomisti e indipendentisti. La data del 29 maggio è dettata dalla legge spagnola, che impedisce al Presidente di sciogliere le Cortes entro un anno dal precedente scioglimento.

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