Una Costituzione della Terra per battere il liberismo

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La democrazia moderna è nata, entro gli Stati nazionali, sulla base di due fondamenti. Il primo è il mutamento della fonte di legittimazione dei sistemi politici: non più la legittimazione dinastica o la grazia divina ma la rappresentanza popolare.

Il secondo è la soggezione di tutti i poteri a leggi votate da parlamenti elettivi, la separazione dei poteri e i limiti e i vincoli ad essi imposti dai principi della pace e dell’uguaglianza e dai diritti fondamentali di tutti, stipulati in quei contratti sociali in forma scritta che sono le costituzioni avanzate.

Entrambi questi fondamenti sono stati travolti dall’attuale globalizzazione. È cambiata la geografi a dei poteri e delle loro aggressioni ai diritti fondamentali e ai beni comuni della natura. I poteri che contano, sia politici che economici, si sono dislocati fuori dai confini degli Stati, perdendo così qualunque legittimazione popolare.

Il rapporto tra politica ed economia si è d’altro canto capovolto, a causa del carattere globale della seconda e il carattere ancora statale della prima. Oggi non sono più gli Stati che garantiscono la concorrenza tra le imprese, ma sono al contrario le grandi imprese transnazionali che mettono gli Stati in una concorrenza al ribasso privilegiando, per i loro investimenti, quelli nei quali possono sfruttare massimamente il lavoro, non pagare o pagare meno imposte, devastare l’ambiente e corrompere o comunque condizionare i governi.

Sono così saltati il nesso democrazia/popolo, mediato dalla rappresentanza politica, e il nesso stato di diritto/poteri decisionali, a sua volta mediato dalla soggezione di tutti i poteri alle leggi statali.

La sovranità degli Stati, sbandierata dai populismi reazionari, è stata sostituita dalla diretta sovranità dei mercati. I nostri governi non sono più neppure il comitato d’affari della borghesia, come diceva Marx, quando ancora gestivano, appunto, gli affari della borghesia.

Oggi sono, in materia economica, istituzioni subalterne, incaricate di dare esecuzione ai dettami dei mercati decisi in sedi extra-statali: l’abbassamento delle imposte, la conseguente riduzione delle spese sociali, la demolizione del diritto del lavoro, la corsa a un riarmo sempre più folle e illimitato, la personalizzazione della politica onde rafforzarne la governabilità autoritaria ben più dei vecchi parlamenti pluralisti espressi da partiti radicati socialmente.

Riscaldamento climatico incontrollato, guerre disumane, conflitti identitari, trionfi dei fascio-liberismi ed esplosione delle disuguaglianze sono l’esito inevitabile di questo caos planetario che, per la prima volta nella storia, sta mettendo in pericolo le condizioni di vita sul nostro pianeta.

La sola alternativa razionale a questa deriva è la rifondazione dei due fondamenti della democrazia – la rappresentanza politica dei popoli e la garanzia dei diritti, dell’uguaglianza e della pace – all’altezza degli odierni poteri selvaggi degli Stati più potenti e dei mercati.

La prima rifondazione è quella, proposta da Mario Capanna, di un Parlamento mondiale. Un simile Parlamento, ovviamente dotato di poteri decisionali, produrrebbe un mutamento dei rapporti tra i popoli: non più le logiche identitarie del nemico ma il reciproco rispetto, il compromesso e il confronto razionale.

La proposta esprime l’idea che l’umanità è un unico popolo, accomunato dai medesimi interessi e dalle medesime minacce, ma insensatamente diviso dalla miserabile volontà di potenza e dalla legge del più forte espressa dagli Stati sovrani e dai mercati globali.

Ma un Parlamento mondiale, di fronte alle catastrofi che stanno minacciando la stessa sopravvivenza dell’umanità, non basta. Dobbiamo prendere atto di un limite strutturale della carta dell’Onu e delle tante carte dei diritti umani.

Tali carte promettono pace, uguaglianza e diritti universali di tutti gli esseri umani. Ma queste proclamazioni di principio sono destinate a rimanere sulla carta, in assenza di una sfera pubblica globale all’altezza delle attuali potenze nucleari e dei mercati planetari.

Se prese sul serio, esse impongono la costruzione, finora mancata, delle loro garanzie: la messa al bando di tutte le armi, non solo di quelle atomiche ma anche di quelle convenzionali, e lo scioglimento degli eserciti, già auspicato da Kant, a garanzia della pace e della sicurezza contro la criminalità; la creazione di un demanio planetario, che sottragga alla mercificazione e alla dissipazione i beni comuni della natura, come l’acqua potabile, i fiumi e i laghi, le grandi foreste e i grandi ghiacciai dalla cui tutela dipende la sopravvivenza del genere umano; l’istituzione di servizi sanitari e scolastici globali, a garanzia dei diritti alla salute e all’istruzione, finora vanamente declamati come universali in tante carte e convenzioni; l’unificazione globale del diritto del lavoro, diretta ad assicurare a tutti i lavoratori del mondo le medesime garanzie, a cominciare da un salario minimo; un fisco globale progressivo, che ponga un freno all’accumulazione illimitata delle ricchezze e serva a finanziare le istituzioni globali di garanzia.

È quanto prevede la Costituzione della Terra elaborata in questi anni, a sostegno della quale abbiamo dato vita a un movimento internazionale – chiamato Costituente Terra – diretto a promuovere, a partire dal progetto in 100 articoli da me proposto, un processo costituente dal basso, che mobiliti e impegni migliaia, e poi milioni di persone in tutto il mondo.

Contro il realismo volgare che naturalizza la realtà sociale – l’economia, la politica e il diritto – con la tesi che non esistono alternative e, insieme, ignora la realtà naturale delle catastrofi in atto e dei pericoli annunciati, il nostro scopo è mostrare che un’alternativa democratica è possibile, necessaria ed urgente.

Si tratta di globalizzare il costituzionalismo o, che è lo stesso, di costituzionalizzare la globalizzazione, in attuazione di quello che è già diritto vigente – i principi della pace e dell’uguaglianza e i diritti umani di tutti – allargando al diritto internazionale le categorie del costituzionalismo democratico.

L’alternativa, dobbiamo saperlo, è un lento suicidio dell’umanità, destinata ad essere sopraffatta dalle catastrofi – guerre, crescita della violenza e dei terrorismi, riscaldamento climatico fino alla non vivibilità del pianeta – da essa stessa provocate, a causa del prevalere degli ottusi sovranismi e liberismi.

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