Vibo, omicidi e tentati omicidi: 14 misure cautelari

Vibo, omicidi e tentati omicidi: 14 misure cautelari

Il Quotidiano del Sud
Vibo, omicidi e tentati omicidi: 14 misure cautelari

Omicidi e tentati omicidi a Vibo: 14 misure cautelari emesse a seguito di una operazione congiunta di Carabinieri e Polizia sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro

VIBO VALENTIA – E’ in corso da questa mattina (6 maggio) all’alba un operazione congiunta tra Polizia e Carabinieri avente per epicentro la città di Vibo Valentia. In tutto sono 14 le misure cautelari notificate ad altrettanti indaganti nell’indagine coordinata dalla Dda che mira a fare luce su alcuni fatti di sangue avvenuti nella prima decade del nuovo millennio. Ma anche commessi qualche tempo prima.

Il primo riguarda l’uccisione dell’assicuratore di Longobardi, frazione di Vibo, Michele Palumbo, avvenuta la sera dell’11 marzo del 2010 davanti all’abitazione della vittima, quando questa si trovava con le sue figlie. Appena scesi dall’auto un commando, che aveva scavalcato li muro di cinta, entrò in azione freddando l’uomo considerato il braccio destro nella zona di Vibo e delle frazioni costiere del boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni” a capo dell’ala armata della consorteria di Limbadi. Sul punto vi sono le rivelazioni di alcuni pentiti come, soprattutto, Raffaele Moscato, ex azionista dei piscopisani, Andrea Mantella, ex boss scissionista di Vibo. Entrambi avevano tirato in causa proprio i piscopisani che avrebbero agito con l’aiuto del gruppo amico dei Tripodi di Vibo Marina-Portosalvo.

Il secondo delitto si tratta di un duplice tentativo omicidiario ai danni dei fratelli Bellissimo di Sant’Angelo Gerocarne, agli inizi degli anni 2000. Sul punto hanno reso dichiarazioni in particolare i collaboratori di giustizia Bartolomeo Arena e in parte Raffaele Moscato.

Altro omicidio è quello di Davide fortuna avvenuto il 6 luglio 2012 in spiaggia a Vibo Marina che si inserisce nella faida tra i piscopisani – del quale faceva parte la vittima – e il clan Patania di Stefanaconi (e per il quale vi sono già condanne definitive per mandanti ed esecutori materiali) e infine quello di Massimo Stanganello.
Si tratta di un caso di lupara bianca sul quale aveva già riferito Moscato affermando che Stefano Farfaglia, cognato di Angelo David detto “Giotto”, «era responsabile dell’omicidio di un tale Stanganello, detto “U pittulu”, avvenuto a Vibo Marina» aggiungendo che in una riunione in campagna, «Rosario Fiorillo, La Bella e Nazzareno Fiorillo, volevano uccidere i due per via del fatto che bevevano molto per questo erano poco affidabili in quanto avrebbero potuto svelare il luogo in cui Fargaglia, con Rosario Battaglia, seppellì il corpo della vittima. Io cercavo di salvare loro la vita, ed anche Battaglia non era del tutto convinto, ma alla fine, per loro fortuna, non si fece nulla».

Infine l’omicidio di Mario Longo, avvenuto l’1 aprile del 2012, nei pressi della frazione Triparni e anche sul punto aveva riferito Moscato: che partendo dal tentativo omicidiario ai suoi danni e a quelli di Rosario Battaglia la sera in cui fu ucciso Francesco Scrugli, che si trovava con loro, il 21 marzo 2012 a Vibo Marina, aveva aggiunto che «in occasione di quell’agguato avevamo capito che qualcuno ci aveva venduto, noi pensavamo fosse Mario Longo perché giocava sempre a carte sotto il palazzo in cui ci riunivamo e che ritenevamo confidente; pertanto i piscopisani agirono.” Anche l’imputato Pino Patania, nel corso del processo Romanzo Criminale, figlio del defunto boss, Fortunato, ucciso dai piscopisani nel settembre 2011, rivelò che fu “Mario Longo a dirmi che a Vibo Marina alloggiava Francesco Scrugli”, e questo sarebbe avvenuto quattro giorni prima dell’agguato.

Tra gli indagati figurano Stefano Farfaglia e Angelo David, Francesco D’Ascoli, Salvatore Vita, Rosario Battaglia, Michele e Rosario Fiorillo, Salvatore Tripodi, Pantaleone Mancuso, Salvatore, Saverio e Nazzareno Patania, Francesco Alessandria e Antonio Francesco Staropoli.

Il Quotidiano del Sud.
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