Intervista a Mimmo Lucano: “Mi batto per i più deboli, per tutti gli ‘zeri’ del mondo”

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“Il mio sogno, la ragione del mio impegno, è quello di portare Riace in Europa. Riace con i suoi valori di inclusione e di rispetto della dignità umana, Riace come modello d’integrazione e di accoglienza in una Europa dei muri e dei fili spinati, che ha fatto del Mediterraneo il Mare della morte”. È il sogno di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, candidato alle europee dell’8-9 giugno come indipendente nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra.

Da cosa nasce il suo impegno per le europee di giugno?
È stata una scelta condivisa con tutte le persone che hanno fatto con me la strada dell’impegno dell’accoglienza e poi il calvario giudiziario che mi ha riguardato. Motivazioni fortemente di sinistra. Volevamo unire la sinistra oltre il Partito democratico. La sinistra del no alla guerra senza se e senza ma, impegnata nel salvataggio in mare di esseri umani destinati alla morte o a essere ricacciati nei lager libici finanziati dall’Italia e dall’Europa. La sinistra che ha fatto del garantismo una sua bandiera. La mia storia può portare un piccolo contributo all’affermarsi di una sinistra che sta dalla parte dei più deboli, siano essi migranti, palestinesi, o persone che muoiono sul posto di lavoro per mancanza di sicurezza, come testimonia la tragedia di Suviana.

La sua è una storia di accoglienza
Che rivendico con orgoglio. Tanto più significativa perché controcorrente rispetto ad una Europa che ha fatto dell’esclusione il suo credo, dei respingimenti la sua bussola politica, degli accordi vergognosi con autocrati del sud del Mediterraneo la sua strategia del lavoro sporco appaltato ad altri, respingimenti, deportazioni, guerra alle navi delle Ong “colpevoli” del reato di umanità.
Riace ha indicato un’altra via, ha praticato un’altra soluzione. Quella dell’umanità, anzitutto. Ma anche di una grande opportunità per le cosiddette aree fragili, quelle in cui ci sono fenomeni di spopolamento, di abbandono, di emigrazione. Aree in cui le comunità si perdono. Il mio rapporto con la politica è quello indicato da Peppino Impastato. Quando era impegnato con Democrazia proletaria nel comune di Cinisi, disse che il suo rapporto con la politica era nato su basi puramente emozionali. Per me è lo stesso. Ho cercato di rincorrere ideali, il sogno dell’uguaglianza sociale, del riscatto della classe operaia e del proletariato. Mi affascina questo della politica. E per me rimarrà sempre uguale. Mi lasci aggiungere che concepisco e vivo la mia candidatura come una candidatura di servizio all’unità della sinistra. Perché abbiamo tutti una identità comune. Io delle sfumature mi sono stancato. E lo dico con tutto l’affetto e la stima che provo per lui, al mio amico Michele Santoro.

Cosa vorrebbe portare in Europa?
La mia esperienza di sindaco. I principi che hanno ispirato questa esperienza. Quando il sindacato organizzò una grande manifestazione a Roma, assieme ad altre compagne e compagni di Riace, sfilammo dietro uno striscione su cui c’era scritto Riace non vuole morire. E oggi non voler morire significa anche opporsi, in Italia come pure in Europa, all’autonomia differenziata che non è altro che la volontà di far morire le piccole realtà del Sud. Sancire che noi meridionali siamo cittadini di serie B o Z. Si parla tanto e male di migrazione. Ma c’è anche una migrazione sanitaria. Per curarci andiamo, chi se lo può permettere, negli ospedali del Nord. Da noi i reparti chiudono. Riace è distante da Locri 40 chilometri. Avere un problema di salute significa spesso rischiare di perdere la vita. Pensiamo agli anziani, al problema dell’abbandono, della solitudine. Quella di Riace è stata una grande opportunità che è ha smascherato anche la falsità dell’ “invasione”.

Vale a dire?
Per Riace l’’accoglienza è stata una grande opportunità. Altro che invasione1 Le migrazioni rappresentano una grande opportunità per tutti. Noi siamo le aree più fragili dell’Europa. Io mio vuole essere un impegno che va in una duplice prospettiva.

Quale?
Anzitutto, l’accoglienza. Se c’è un responsabile del fenomeno globale delle migrazioni, questo responsabile è l’Europa, sono gli Stati europei che nel corso della storia hanno messo in atto politiche colonialiste, liberiste, saccheggiando territori, depredando nazioni e popoli delle loro ricchezze naturali. Le persone che fuggono da questo inferno trovano sbarramenti, porti chiusi, fili spinati. Pensiamo a quello che è avvenuto a Cutro. Una delle più grandi stragi in Calabria. La maggior parte delle vittime di quel naufragio erano afghani che fuggivano dall’oppressione feroce dei talebani. Se avessero avuto la possibilità di venire da noi da persone normali, con il riconoscimento dovuto a chi fugge da guerre e da persecuzioni e che rivendicano il rispetto dei diritti umani, non sarebbe accaduto ciò che è avvenuto a Cutro. Il momento più basso di questo governo. E ha fatto benissimo l’Unità e il suo direttore Piero Sansonetti a scrivere che si è trattato non di una “tragedia” ma di una strage di Stato. Non c’è termine più appropriato per dar conto di ciò che hanno subito bambini lasciati vagare per cinque giorni in mare, in balìa delle onde. Alla fine, 95 persone hanno perso la vita. Esseri umani innocenti che reclamano giustizia. Un governo che ha parlato di “carichi residuali”! Mi fa vergognare di essere italiano.

Le stragi di innocenti nel Mediterraneo continuano, eppure nell’agenda politica italiana il tema sembra essere scomparso o marginalizzato. È perché i migranti non votano?
Non è per questo, o solo per questo. C’è stata Riace con il rispetto del dramma di persone che fuggivano da guerre, disastri ambientali, sfruttamento disumano, con quei viaggi della speranza che spesso finivano tragicamente. E c’è Cutro, con quella strage che testimonia tragicamente dove porta il pensiero e l’azione della destra. Porta a considerare che le vite umane non hanno valore. È più importante salvaguardare i nostri privilegi, considerando gli “altri”, i migranti, come minaccia e non come ricchezza umana e sociale. Riace è all’opposto. Non c’è stata un’altra amministrazione comunale che nel cartello d’ingresso al paese, ha scritto, come Riace, “paese dell’accoglienza”. Vorrei che ogni paese europeo avesse al suo ingresso un cartello del genere. Vorrei una Europa dell’accoglienza, che rispetta, accoglie, integra persone in fuga da guerre spesso provocate dall’Europa stessa e dall’Occidente ricco e predatorio. Siamo noi che obblighiamo quelle persone a venire. Non è un problema di scafisti.

A proposito di guerre. Il mondo è dentro quella che Papa Francesco ebbe a definire una “terza guerra mondiale a pezzi”. Eppure, la politica in Italia fa finta di niente, si appassiona e litiga su alleanze, candidature…
A dominare è l’egoismo più esasperato, radicalizzato, che porta a concepire l’altro da sé come una minaccia, come un nemico da combattere. Definire esseri umani “carichi residuali”, o proclamare che vengono prima gli italiani, quali conseguenze ha comportato? Le destre hanno costruito il loro consenso sulla paura, sull’egoismo sociale, sulla negazione del rispetto dei diritti umani, della dignità delle persone. Quello che accade in Ucraina o a Gaza, è il prodotto di un mondo che non sa coltivare altro che l’odio. Ha ragione Papa Francesco: alzare bandiera bianca significa rispettare la vita di persone innocenti. Da subito si doveva fare. La guerra non è mai una risposta. Che senso ha produrre armi per ammazzare altre persone. Questo governo poi ha fatto dell’Italia sempre più una colonia americana. Vede, una delle ragioni che mi hanno allontanato da forze, pur importanti, come il Pd, è che non ho mai condiviso l’idea di fornire armi all’Ucraina, come se questa fosse la via maestra per raggiungere la pace. L’unica da praticare.

Questo vale anche per la Palestina?
Assolutamente sì. Noi di Riace abbiamo un rapporto molto forte con il popolo palestinese. Ricordo che quando ci fu una emergenza nei territori tra la Siria e l’Iraq, ai tempi della caduta del regime di Saddam Hussein, il ministero degli Interni fece una richiesta indirizzata a tutti i comuni che aderivano alla “rete dell’asilo” in Italia, per chiedere di accogliere rifugiati palestinesi che provenivano da un campo profughi nel deserto, dove c’era una escursione termica terribile. Andai a Roma, con la Palestina nel cuore, perché quello palestinese è il popolo che ha subito più ingiustizie nel corso della storia. Accogliemmo 200 persone, palestinesi, a Riace. Per me fu un sogno che si avverava. Mi ricordo che c’era Wim Wenders che stava girando a Riace delle scene per un suo film. Quando vide tutta quella gente nella piazza, con uno spirito di fratellanza che le accomunava, disse che quello che stava vedendo a Riace era la realizzazione di una utopia, non la caduta del muro di Berlino. Io ho scelto di candidarmi alle Europee nel solco di questo “villaggio globale” riacese, un luogo e una idea che non devono spegnersi. Anche oggi nel nostro cimitero, a Riace, ci sono tanti defunti che provengono dalla Palestina, dall’Africa subsahariana e da altri luoghi di sofferenza. Riace non è stata solo accoglienza per le persone vive, ma anche per i defunti. Da sindaco mi sono battuto contro norme discriminatorie di polizia mortuaria. Ma nessuna norma può mettere in discussione il rispetto di un essere umano. Da vivo, come da morto.

Matteo Salvini ha detto che lei è “un niente”.
Lo ringrazio di nuovo per la definizione. Infatti, non ho organizzazione, non ho tessere, non ho strutture, sono un outsider, ma mi batto per i più deboli, per tutti gli ‘zeri’ del mondo. Il mio orizzonte è unire gli invisibili, i senza voce.

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