Mead: la coalizione arabo-israeliana che ha risposto all’attacco dell’Iran

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L’attacco scagliato dall’Iran contro Israele ha rivelato all’opinione pubblica due aspetti. Il primo, lo Stato Ebraico è tutt’altro che isolato all’interno della comunità internazionale. Il secondo, la guerra spesso e volentieri non vuol dire soltanto pianificare raid che causano distruzione e morte. I conflitti si basano su specifiche strategie. Proprio come in una partita di scacchi. Così come Thehran ha mosso le sue pedine per ‘procura’, accerchiando Israele e colpendolo tramite altri attori che agiscono da altri paesi (HamasGaza, la Jihad in CisgiordaniaHezbollah dal Libano, gli Houhi dallo Yemen, senza considerare le ‘basi’ in Iraq e in Siria), Gerusalemme ha risposto come ha fatto più volte nella sua storia: in modo ‘chirugico’, uccidendo un Generale dei Pasdaran (i Guardiani della Rivoluzione iraniana) di casa a Damasco, capitale siriana.

Perché la guerra tra Israele e Iran

Questa operazione, non rivendicata dallo Stato Ebraico, ha fatto uscire allo scoperto gli Ayatollah. Fino alla tarda serata dello scorso sabato, nonostante il palese conflitto tra le parti, IsraeleIran non erano giunti ad uno scontro diretto. Ora, la possibilità che ciò avvenga, è molto probabile. Ciò nonostante la prudenza con la quale entrambi i paesi si stanno muovendo. Questo lo ha dimostrato l’attacco ‘telefonato’ dell’Iran: una mole di missili e droni già prevista dal nemico che sia da un punto di vista dell’intelligence che da quello militare, era più che pronto a difendersi. Dunque, è stata tutta una sceneggiata messa in atto per soddisfare la propaganda interna? Non proprio. O meglio, forse solo in parte.

Lo scontro tra sciiti e sunniti

Perché ora è chiaro che la guerra non è soltanto tra gli islamisti che hanno in ostaggio il popolo palestinese (oltre che gli oltre 100 ebrei rapiti lo scorso 7 ottobre) e Israele. Ma tra l’Islam sciita, rappresentato dall’Iran – alleato di Russia e Cina – e l’Islam sunnita, rappresentato dall’Arabia Saudita, alleata degli Stati Uniti e di Israele. Non è un mistero che il pogrom realizzato da Hamas contro i civili israeliani sia stato pilotato dall’Iran, pronto a scongiurare che gli Accordi di Abramo coinvolgessero anche la monarchia saudita. Il fatto che la casa dei sunniti fosse stata pronta a riconoscere il ‘demonio’ Israele, sarebbe stato un passo troppo grande per il Medio Oriente. Uno smacco geopolitico impressionante per la Repubblica Islamica che si sarebbe trovata isolata, non solo fuori i propri confini regionali (l’alleato russo è già coinvolto nella guerra in Ucraina ed avrebbe molta difficoltà a sostenere i conflitti degli Ayatollah. La Cina non si strapperà certo i capelli per Teheran) ma anche in Medio Oriente.

Gli Accordi di Abramo

Così si è delineato un nuovo scenario. Non è più il fronte occidentale – con un comandante (gli Usa) stanco e invecchiato – ad essere debole. La potenza in difficoltà è proprio l’Iran. Perché, come Israele, anche la Repubblica Islamica sta subendo enormi pressioni interne, con i propri cittadini che da anni manifestano contro il regime. Ed ora torniamo al primo punto dell’articolo: il non – isolamento dello Stato Ebraico. I ministri israeliani Benny GantzYoav Gallant hanno parlato di una coalizione regionale (politica e militare), evidentemente figlia degli Accordi di Abramo già siglati e che – chissà – saranno firmati in futuro, pronta a delineare un nuovo Medio Oriente. Un ordine geopolitico nel quale Israele non è più un nemico ma un amico degli stati arabi sunniti, sempre più aperti e interdipendenti con l’Occidente, e gli Stati Uniti sono un alleato indispensabile.

Il Mead

E chi è l’avversario di questa alleanza? Ovviamente l’Iran. Non è stata una coincidenza che in occasione dell’attacco iraniano, le difese israeliane sono state sostenute – oltre che dalla contraerea americana, britannica e francese – dalla Giordania. E non è certo un caso che fin dall’amministrazione Obama, per volontà di Gantz, sia stato istituito un protocollo top secret di cui farebbero parte Arabia Saudita, Qatar, Emirati Uniti, Giordania, Egitto, Bahrein, Marocco. Il Mead ovvero la Middle East Air Defence, il cui obiettivo è quello di rafforzare lo scambio di informazione tra i paesi membri e le loro capacità militare. Gli Accordi di Abramo, dunque, sono più vivi e forti che mai. Con buona pace degli Ayatollah.

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